Parli sempre di Ironman

venerdì 11 luglio 2014

31 commenti
"Ma che ci sto a fare io qua?"
Chissà perchè gli vennero in mente proprio mentre si stava registrando allo stand quelle parole, non che fosse scontento di essere li, ma un poco sorpreso si.
Fino a tre giorni dalla partenza ancora non era sicuro di poter andare, non spiegò mai a nessuno del perchè e su come abbia risolto poi quel piccolo problema che avrebbe buttato via mesi di passione  allenamenti e sudore, la sola cosa che contava adesso era portare a termine quella che per lui era diventata una missione.
Il viaggio per arrivare a Francoforte era cominciato la notte precedente, tredici ore di autostrada, passando per l'Austria, erano volate e appena fatta la registrazione in albergo si era letteralmente dirottato al Village per la registrazione.
Il suo secondo Ironman, con diversi mezzi conclusi dignitosamente, sempre organizzati dalla emme con la testa. La calma nel fare le cose, anche se si trovava nella terra dalla lingua incomprensibile, regnava nella sua testa, tanto che neanche quando Judith gli disse che il suo tesserino era scaduto e non poteva procedere con la registrazione, senza battere ciglio, con quel suo inglese crucco le disse "giast a moment plis".
Una veloce telefonata al suo amico Strong e in meno di due minuti la foto del suo tesserino valido per l'anno in corso era già sul suo smartphone, che diede a Judith, la quale dopo aver scritto su un post-it il suo bib number, gli indicò i vari percorsi per concludere quella che stava diventando la complicazione dell'anno.
Di una cosa era rimasto stupito, della semplicità, ma nello stesso tempo efficiente, dell'organizzazione.
La serata passata a mangiare curry wurst e a bere birra con la sua famiglia, stracciò via l'ultimo velo d'ansia da prestazione che solitamente aleggia intorno a lui nei giorni precedenti la gara, e lo stare (purtroppo) lontano dai suoi compagni di squadra lo ha aiutato a non cadere nel lungo pozzo delle pippe mentali sulla scelta di cosa, come, quando e altre tattiche da seguire.
Tutto era chiaro nella sua mente, solo un obiettivo ben delineato.
Sabato, subito dopo pranzo, prendendo il bus per il lago artificiale dove si sarebbe svolta la frazione del nuoto, si accorse di essere fin troppo calmo, forse qualcosa gli stava sfuggendo e magari se ne sarebbe accorto solo nel momento più critico della gara... pensieri che venivano a tratti, ma che andavano via molto più velocemente. Nelle sacche tutto era pronto, nella blu le scarpe il casco i guanti gli occhiali e la maglia da ciclista, nella rossa le scarpe il cappello e gli occhiali. Si, due paia di occhiali, dato che pioveva per la bici aveva preparato quelli con le lenti gialle, in modo da avere una visibilità migliore nel caso fosse nuvoloso, e quelli con le lenti scure per il run.
Tutto chiaro, tutto nitido e una calma che dava quasi fastidio a se stesso.
Penne all'arrabbiata e birra accesero il suo spirito nella cena pregara, tenendo al caldo il drago che in lui si stava preparando per il giorno dopo.
Una notte tranquilla, molto.
La sveglia era impostata per le 4:00, ma 10 minuti prima girava già per la stanza d'albergo per sistemare le ultime cose, poi scese per la colazione.
Con la famiglia al completo già pronta per lui, si diresse verso la navetta, destinazione Langener Waldsee, il tempo prometteva bene anche se qualche nuvola intorno fluttuava meschinamente.
Aran era ricoperta dal telo giallo impregnato d'acqua della notte che stava ancora finendo, appena tolto fece un veloce controllo alle cose preparate il giorno prima, mentre magicamente il telo a terra dietro di lui sparì. Tutto è pronto, manca il casco che si trova ancora nella sacca blu, pochi minuti dopo era già sulle appendici di Aran.
La fila al bagno era lunga, ma impossibile non farla, più cose dalla testa si levava meno pensieri per la testa avrebbe avuto.
L'incontro finalmente con i suoi compagni di squadra lo fece sentire sollevato, alcuni non li aveva visti da quando era arrivato e non poteva non salutarli prima di quella lunga giornata.
Aspettò fino a 10 minuti dal via accanto alle persone che da sempre sono la sua certezza, la sua sicurezza, la sua determinazione.
La calma regna nella sua testa, ancora troppo, quasi infastidito da questo cominciò a nuotare nel lago 5 minuti prima dello start, avvicinandosi piano piano alla linea di partenza, in mezzo alla calca.
"Sono pronto"
Swim
Gli occhialetti nuovi da 3 euro si sono rivelati una scelta fantastica, nessun appanno e nessuna goccia d'acqua in un ora e passa di calci e pugni, solo un vistoso cerchio intorno agli occhi appena uscito, ma le tante ore in bici avrebbero sistemato anche quello.
La nuotata è regolare, braccia lunghe e corpo disteso, tante botte a destra e a sinistra, ma il suo focus era tutto per la mega borracciona della PowerBar sulla collina, messa dallo staff come punto di riferimento per la giusta direzione. Avvisi sul Garmin impostati ogni 500m, con gli occhialetti puliti si possono vedere anche gli intermedi allora, 9:28 9:51 9:53 10:00
Finito il primo tratto esce dall'acqua, gli altri camminano, sul fondo parecchi sassi e melma, lui corre, sorpassa sei nuotatori come fosse in preda a una reazione allergica all'aria, sembra quasi un pesce fuor d'acqua ...e si rituffa.
Altra vibrazione al polso, il tratto in apnea con le branchie chiuse ha dato i suoi frutti, 8:36, facendolo rilassare un po troppo nei successivi 500m, 10:30
Comincia allora quella che sarà per lui la prova di carattere, allungare la bracciata negli ultimi 800m, senza aumentare la frequenza cerca di prendere più acqua con le mani, distendere il corpo, le gambe e spingere ancora, 9:51, ma...
Le boe sono almeno a 50m lateralmente a lui, è andato fuori traiettoria. Senza fretta allora punta direttamente l'arco posto sulla spiaggia fregandosene delle boe, allungando complessivamente la frazione a 4000m 10:30
Che il nuoto sia la sua più grande lacuna lo ha sempre saputo, che quei 4 minuti in più lo avrebbero fatto impazzire in bici non lo aveva ancora realizzato.
T1
La sua sacca è sulla parte bassa della quarta rastrelliera a destra, a colpo sicuro la prende e visto il sovraffollamento nelle tende decide di cambiarsi poco fuori, ma poi una panca si libera e si siede.
Pietro lo saluta, il tempo di rispondergli e la muta già stava nella sacca, la maglia da bike nelle mani e le scarpe ai piedi "Aran sto arrivando" bisbiglia.
Bike
Ancor prima di salire in sella lui stava già pedalando, con gli occhi guardava l'uscita della T1, ma con la mente già stava sulla super strada.
L'aria è fredda, non troppo, ma da fastidio, non a lui.
"Cominciamo" e posiziona gli avambracci sulle prolunghe.
Il vento entra nel casco e in poco tempo la superstrada lascia il posto al centro città, la media è alta, i battiti sono sempre sopra i 145 ma non superano i 150, un'idea sulla gestione di quella frazione ce l'ha, ma deve stare attento a non esagerare, concludendo il primo giro con un buon tempo e riposarsi nel secondo. Le salite ci sono, ma non sono proibitive, il percorso non è piatto, si alternano le salitelle alle discese, alcuni li chiamano tratti mangia e bevi, lui no, lui li chiama tratti ondulati del cazzo.
Poco prima del punto in cui il percorso si divide tra l'arrivo e l'inizio del secondo giro, il crono segnala i 90km, metà gara, dice 2 ore e 40 minuti, "Porca puttana!" è il suo pensiero, ma uno strano sorriso comincia a formarsi sul suo volto, quasi un ghigno.
Ricomincia il giro, un olandese per poco non lo scaraventa sui birilli che separano la carreggiata ciclistica da quella veicolare, ma come se niente fosse lui lo passa come fossero al fotofinish di una cronoscalata.
Lo sguardo è fisso, davanti, la posizione è da crono anche sulle salite degli ondulati del cazzo, la frequenza non accenna a scendere sotto i 145bpm, sembra appena partito.
140km in poco più di 4 ore, l'idea di rallentare al secondo giro ormai fa parte del suo mondo parallelo. Dopo il novantesimo uno strappo spazio temporale gli si è aperto di fronte, senza dubbio alcuno, lui e Aran ci si sono fiondati dentro, si va a tutta fino alla fine.
Con una bella manciata di stupore raggiunge Strong, il suo mito delle due ruote, ammettendo di non aver risparmiato neanche un km prosegue nella sua corsa impazzita.
Un pazzo sregolato o un genio?
Un pazzo, che appena svolta per dirigersi alla T2 si slaccia le scarpe, saluta i suoi due sostenitori di vita e lascia Aran ringraziandola, una bestia da domare quella bike.
T2
Terza rastrelliera a destra, in basso a metà c'è la sua sacca rossa, velocemente la prende e si chiude in bagno ...per 48secondi.
In tenda lo raggiunge Strong, si scambiano due parole veloci e si salutano dandosi appuntamento alla mezza.
RUN
Partire dopo 7 ore di fatica e sudore per fare 42km non lo spaventa più, uno dei suoi pregi è la pazienza, è forse per questo che le lunghe distanze le preferisce.
E' pronto al collasso totale, anche se i primi passi sono molto promettenti. Il fatto di aver opzionato una irragionevole e forsennata frazione in bici, non gli permette di pensare ad altro, a quando avrebbe cominciato a camminare.
Dopo 10km lo raggiunge il suo amico, come diverse volte ormai accade, si incitano a vicenda, il passo del Panda è da maratoneta, lui fatica a mettere un piede dopo l'altro.
La corsa gli piace, ha cominciato a fare sport correndo, appena 10 anni fa. Quando corre, tutto intorno a lui scompare, anche i cattivi pensieri se ne vanno, finchè metterà un piede davanti all'altro lui non si fermerà.
Il sole è alto e fa male, sulla fronte e su molte parti del corpo scoperto il sale forma una leggera patina bianca, intorno agli occhi brucia.
Col passare dei km anche quei pochi punti d'ombra scompaiono, eppur si muove.
Sono passate più di otto ore da stamattina, e con consapevolezza stavolta si rende conto che gran parte della giornata è andata via e che il sole sta calando.
Il passo è costante, lento, ma costante, ai ristori si ferma e beve acqua, cola, gel, cola e ancora acqua, poi due spugne e così prosegue e continua per tutti i ristori.
Raggiunge di nuovo il suo compagno di squadra, il passo non è più quello di prima, ma la determinazione è sempre la stessa.
"Quando sai di averci provato puoi solo che essere fiero di te stesso, se la cosa poi non va come deve andare puoi solo che essere orgoglioso di te, Stè sei una persona fantastica"
La fatica ormai ha raggiunto i livelli di sicurezza, la cola agli ultimi ristori non c'è più, e la sensazione di assenza di zuccheri comincia a farlo preoccupare.
Il tratto di ritorno del circuito è completamente al sole, le spugne ormai sono esaurite, l'acqua non basta più, c'è un tavolo sul retro della tenda dei soccorsi, ci sono dei bicchieri, sotto al tavolo due bottiglie di coca, entra e se ne versa due bicchieri, nessuno gli dice niente.
Appena fuori dalla tenda ricomincia la corsa, ma le gambe non reggono, una sensazione che non ha mai provato prima, una sensazione di vuoto complessivo, di assenza totale di forze, cammina.
Cammina, non guarda neanche il crono, l'ultimo braccialetto dista ancora quasi due kilometri, una distanza infinita. La gente sdraiata sul prato la odia, pensa che loro fanno la cosa giusta, che loro sono i migliori, arrivare in questa condizione vuol dire volersi male, non amarsi, odiarsi.
Finalmente gli zuccheri cominciano a fare il loro effetto, come un giocatore d'azzardo punta sullo sfavorito, lui ricomincia a correre, molto lentamente. Lo sguardo ritorna al crono, km 39, 3 ore e 39 minuti, 40 minuti, "Ce la posso fare".
La vista del giro di boa dove consegnano i braccialetti lo rianima quanto basta per farlo arrivare all'ultimo ristoro, dove si ferma e beve, acqua cola un ultimo schifiso gel ancora cola acqua e... le spugne non ci sono, ma un volontario gli offre dei cubetti di ghiaccio, incosciamente ne prende uno e se lo tiene in mano, e ricomincia a correre.
Gli ultimi due kilometri sono stati per lui incredibili, i cinque sensi, esclusa la vista, erano scollegati dal resto, le motivazioni che in quel momento sono apparse dentro di lui lo hanno reso migliore, lo hanno fortificato, motivato e sostenuto.
Un perfetto sconosciuto lo segue sull'ultimo ponte e gli mette una mano sulla spalla incitandolo, non saprà mai chi fosse, ma questi gesti rimarranno per sempre in lui.
Un volontario lo avvisa del cambio percorso, il tappeto passa da rosso a nero e blu, un corridoio di mani umane tese lo accoglie, tende le braccia anche lui, il calore di quelle persone lo riempie di gioia, Lorenzo e Alessandra sono ancora una volta li, ad aspettarlo, a salutarlo, i loro sguardi in un attimo diventano eterni.
Il traguardo è lì, davanti a lui, ancora non sa se ce l'ha fatta a stare sotto le 11 ore o no, ma in quel preciso istante lui ha vinto.
Ferma il crono e legge 10:57:22, piange di gioia.

Non doveva essere li, non poteva, ma alla fine ce l'ha fatta. Lui c'era e quei momenti magnifici nessuno mai potrà toglierli, perchè nessuno mai, da oggi in poi, potrà dirgli se ce la può fare o non fare.
Se ce l'ha fatta stavolta ce la farà sempre.

A mia moglie e a mio figlio.





Eventuali orrori di composizione, verbali, ortografici e/o grammaticali sono puramente voluti
Read More

Momenti indelebili

martedì 8 luglio 2014

43 commenti
Passare nelle stesso posto diverse volte e vedere che l'ombra si sposta sul lato opposto del marciapiede dove stai correndo.
Partire col sole che sta ad est ed arrivare al traguardo che sta ad ovest.
Ci sono sensazioni che non si possono descrivere, ci sono momenti in cui nessuno intorno a te può fare qualcosa per aiutarti, per farti correre quegli ultimi km, per darti un sostegno valido per finire quella gara che stai aspettando da un anno.
Km 38 della maratona, mi fermo, cammino, non ho più niente dentro, vorrei sdraiarmi per terra, vorrei fermarmi sedermi e non rialzarmi più, mancano solo 4 km, ma non ho più un briciolo di energia, niente.
Non mi ero mai sentito così vuoto, mai, la coca cola ai ristori è finita, qualche zucchero mi aiuterebbe a riprendere, ma non ne hanno più.
Alla tenda dei soccorsi medici intravedo una bottiglia di cocacola sopra a un tavolo, me ne verso un bicchiere e continuo a camminare.
La gente ai lati del Meno continua ad incitarmi, li sento a malapena, non ho più le forze, neanche per alzargli il pollice.
Guardo il crono, ce la posso ancora fare.
Stare sotto le 11 ore.
Penso se ne vale la pena.
Penso a cosa possa servire.
Penso che dopo tanti sacrifici ce la posso fare ancora.
Per cosa?
Per me.
Perchè quando credo che ce la posso fare, io ce la faccio, malgrado tutto.
Piano piano arrivo finalmente al km 40.
Prendo un cubetto di ghiaccio al ristoro, a cosa serva non lo so, non ne ho mai presi, lo tengo in mano, mi rinfresca, mi piace.
Arrivo al 41°km, la RedBull presa al posto della Cola forse mi ha dato la giusta energia.
Passo per l'ultima volta sul ponte a est, manca un km al traguardo, recupero le ultime forze per fare la discesa del ponte e correre gli ultimi metri sul Meno.
Ho finalmente preso il braccialetto viola, un volontario mi fa cenno di girare a destra, levo gli occhiali e cerco di togliere il sale che ho sugli occhi con le dita.
A destra mia moglie e mio figlio mi chiamano, gli urlo 'vi amo!' e vado al traguardo, allargo le braccia e la gente mi allunga le mani per toccare le mie.
Quello che si prova in quegli ultimi metri non riesco a descriverlo.
Brividi, gioia, sollievo, cattiveria, odio, amore, soddisfazione...

Ce l'ho fatta, ancora una volta!
Ho migliorato anche il mio record, ma non me frega un cazzo.
Il pianto breve ma intenso all'arrivo mi libera di tanti pensieri, tante preoccupazioni, tante angosce che in questi ultimi tempi mi hanno corroso.
Ma per corrodere il ferro ci vuole ben altro, quello che mi ha ingiallito in questi ultimi mesi è solo un leggero strato di ossido, basta poco per toglierlo via.
Sono tornato alla realtà da ieri, oggi sono tornato al lavoro, se ancora così si può definire.
Dentro sono cambiato, ancora una volta, e questo mi permetterà di affrontare nel meglio dei modi questo periodo professionale infelice, di merda.
Anche a questo serve essere finisher.
Read More

Ancora una volta al via

sabato 5 luglio 2014

3 commenti
Seduto sull'autobus che mi porta alla T1, al Langener Waldsee, dove si nuoterà, ripenso a questi ultimi giorni, e a tutto questo ultimo anno, che ha deciso di essere un anno bello tosto.
Ma alla fine, in un modo o nell'altro, eccomi qua, pronto per domani mattina, pronto per questa seconda lunga giornata, per me e per la mia famiglia, che se non fosse per loro tutto questo non avrebbe nessun senso.



Read More