giovedì 10 settembre 2020

L’arte di saper ascoltare

Sono sempre stato un tipo molto riservato, non parlo della mia vita privata con i colleghi di lavoro se non quando mi si domanda direttamente qualcosa, non perché siano antipatici ma non ho una confidenza tale per poter condividere con loro i momenti della mia vita privata.
Negli ultimi tempi vado spesso in trasferta e ho conosciuto diverse nuove persone di altre aziende con le quali ovviamente trascorro momenti lavorativi, ma anche pranzi e cene varie. Durante questi viaggi porto sempre con me le scarpe per andare a correre al mattino presto e la scorsa mattina al mio rientro dalla corsetta ho incrociato nella hall una di queste persone che alloggiava nel mio stesso albergo. Inevitabilmente a pranzo è uscito il discorso del running. Premesso che porto sempre il massimo rispetto verso gli altri, soprattutto verso chi non conosco, il collega in questione prende il discorso dell’attività fisica e prima di arrivare al punto parla e straparla dei suoi workout, step, allenamenti alla sbarra, prepugilistica... fino ad arrivare a descrivere le sue corse settimanali che lo aiutano a scaricare la tensione e a rilassarsi prima dei suoi allenamenti. Fin qui non ci sarebbe niente di anormale, anzi, io stimo sempre le persone che fanno attività fisica, senza mai sminuire nessuno e senza mai vantarmi dei miei personali obiettivi raggiunti nel corso della mia vita sportiva, ma nel parlare noto un bel tono di saccenza, tanto che giunge all’apoteosi nel momento in cui mi dice “...però scusami, ma ho visto le tue scarpe stamattina e non sono proprio il massimo per correre.”
E io “Dici? Io mi ci trovo bene.”
E lui “Sicuramente, ma se vuoi un consiglio le Brooks sono le migliori”
Ora, io credo che nella vita in generale prima di parlare e dare consigli bisogna anche saper ascoltare, purtroppo negli ultimi tempi noto un certo sbilanciamento tra queste due cose, o meglio un inversione di precedenza e nel peggiore dei casi (vedi sopra) un senso unico con divieto di sosta h24.
Non che io sia perfetto, ma in vecchiaia a certe cose sto più attento, mi pace ascoltare la gente, non mi piace quando questa gente però si mette al centro dell’universo ignorando il suo interlocutore, in questo caso il suo ascoltatore.
Il giorno dopo, autonomamente, questo collega ritorna sull’argomento elencandomi le sue varie distanze percorse, la più lunga di 17km, poi però smise perché stava dimagrendo troppo e per la prepugilistica non andava bene “...e tu che distanza massima hai raggiunto nella corsa?”
Solo dopo qualche secondo ho realizzato che alla fine della frase aveva messo il punto di domanda, spiazzato dalla cosa “...chi io? Ho corso la maratona qualche volta”
“Ma dai! Allora sei un professionista! E in quanto l’hai chiusa?”
:)

4 commenti:

  1. spero che poi tu gli abbia raccontato anche di Francoforte in 9h30'!

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    1. Haha no no, sinceramente ho evitato altrimenti avrei dovuto ascoltarlo ancora

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    1. Credimi Nino, mi avesse chiesto il solito “wow! ...ne hai mai vinta qualcuna?” gli avrei detto tutta la verità, lo giuro

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