Mi sono bastati due pomeriggi per leggerlo, un libro che cattura la tua attenzione con la stessa semplicità con cui è stato scritto.
Ho sempre saputo chi era Dorando, la foto con lui piegato all'arrivo delle olimpiadi di Londra 1908 ha fatto la storia, ma questo libro coglie attimi della sua vita che fanno riflettere.
Ho sentito diverse volte che se i maratoneti amatori di oggi avessero corso la maratona un centinaio di anni fa sarebbero anche loro diventati campioni, il record che stabilì Dorando della maratona è stato di 2 ore e 38 minuti e rotti.
La differenza però sta tutta nel come la correva, scarpe di cuoio, pista in sabbia battuta...
L'unico che riuscì a batterlo in gara fu un indiano canadese, Tom Longboat, ma non ebbe un grande successo perchè in quel periodo contavano solo i bianchi, e con i soldi.
Quella dei grandi campioni è una vita non facile, quando sei in cima al successo è tutto bello, poi arriva il momento di smettere e fare altro, magari ancora correre, inevitabilmente però si pensa al miglior periodo della propria vita, dei propri successi, e daresti l'anima al diavolo per rivivere secondi di quei momenti di gloria!
Non nascondo che leggendo la sua triste fine nella sua rimessa di autonoleggio mi è piombata addosso una tristezza che è difficile levare.
Perchè?
Perchè corro anch'io, non sono e sarò mai un campione, ma la gioia che mi da la corsa è tanta, e sapere che un giorno comunque devi tirare i remi in barca, presto o tardi che sia, mi rattrista tanto.
Oggi però mi godo ancora questi momenti, ancora di più!
beh, almeno in questa vita non li avrai quel tipo di rimpianti! ;) meglio pensare alle belle giornate (e serate) che sto sport ha reso possibile....
RispondiEliminaYogi, sulle mie vittorie? No, ma sulla miglior prestazione ogni tanto ci casco! :)
RispondiEliminaE' un libro che non perderò. La tua triste considerazione finale porta a pensare a quanto dobbiamo curare il nostro organismo. Per poter correre fino alla vecchiaia, prima di tirare i remi in barca, dobbiamo soltanto rispettarci. E poi, chissà, spesso non dipende solo da noi...
RispondiEliminapensa che nel 1908 era convinzione che non bisognasse bere in gara..te credo che la carriera finiva presto..Ora sarà bello scoprire a suon di Lambrusco a che età si tirano i remi in barca!!
RispondiEliminaanche senza correre si tirano i remi in barca... anzi, si stirano le zampe.
RispondiEliminaluciano er califfo.
intanto mi do una toccatina!
RispondiEliminae poi come sostengo da sempre la corsa è una bella appendice alla nostra vita ma non la sola. Prima di tutto io corro per tenermi in forma e poi mi diverte. Forse un giorno smetterò ma non voglio aver rimpianti perchè son diventato vecchio.
E' la vita!
Godiamo del presente, vah..
RispondiEliminaTante cose finiscono, ma per fortuna ne iniziano altre.
letto anch'io. troppo bello.
RispondiElimina..in periodi come qst penso che correre, sempre e comunque sia una grande sofferente, meritata, fortuna!
RispondiEliminaPurtoppo la fine del nostro viaggio sarà inevitabile in tutti i sensi. Se ami la corsa e ti impegnerai con anima e cuore al momento del ritiro avrai di certo dei ricordi splendidi. Ecco saranno quelli che continueranno a tenere viva la passione...almeno spero!
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