Il caso non esiste

mercoledì 17 dicembre 2014

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Nulla accade per caso, tutto è sempre una conseguenza o un risultato di qualcosa fatto o che si sta per fare.
Un discorso troppo complicato però in cui non voglio addentrarmi troppo, la filosofia non è il mio forte.
Negli ultimi anni ho ripetuto spesso "nothing impossible", ed è proprio vero.
Bella.

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Ventuno

martedì 9 dicembre 2014

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La sveglia suona, come tutte le volte in automatico e senza guardare la spengo con la mano sinistra, mi giro e guardo l'ora, le 5:30.
Per un attimo rimango a guardare l'orario non capendo, ma che minchia devo fare che ho messo la sveglia così presto!
Un attimo dopo ricollego il tutto, mi alzo e faccio le solite cose che ormai sono di routine la mattina di una maratona, tranne che una, fare colazione.
In macchina mangio una barretta avanzata da Torino, mescolo il Polase in una bottiglietta d'acqua mentre ascolto i ColdPlay.
In lontananza le nuvole non promettono nulla di buono, le previsioni davano una leggera precipitazione dopo pranzo.
Come accade spesso negli ultimi tempi, non sono pronto per questa gara, gli allenamenti dopo Torino sono stati praticamente nulli, 70km in 20 giorni, ma la cosa non mi preoccupa, so già a cosa vado incontro.
Con GianCarlo abbiamo deciso di portare a casa questa ennesima medaglia, il ritmo sarà blando dall'inizio alla fine, il tempo non sarà il nostro obiettivo...
Il primo km passa poco dopo 4minuti e 40 secondi, ci può stare, la partenza è stata molto rapida, pochi partecipanti e strada sgombra.
Il secondo km e il terzo li facciamo in 9 minuti e 13secondi, portare a casa una sega!
Dal cazzeggiare al faticare il passo è stato breve, anzi, inesistente.
"Se devo fare il botto tanto vale farlo per bene" gli dico al primo passaggio sotto l'arco, in fondo cosa mi aspettavo una passeggiata col cestino in mano?
22-GianCarlo 23-Io 31-Maurizio
Nei primi 15km parliamo di tutto, di Pescara, di lavoro, di pensioni, di gnocca, di bici, di cazzari... ma i primi dolori cominciano a farsi sentire.
In effetti nel cervello ancora non avevo metabolizzato il fatto che avrei dovuto correre per altri 27 km, la cosa fondamentale era superare il parcheggio dove stava la mia auto e l'arco di partenza che segnava il primo giro di 18km. La parte più dura infatti è stata quella di non fermarmi al primo giro, se solo GianCarlo avesse accennato a un "Ma se... Ma si..." mi sarei fermato immediatamente, abbiamo passato il centro città in totale silenzio.
Appena abbiamo girato verso il lago eravamo consapevoli che ormai si sarebbe arrivati in fondo, in un modo o nell'altro.
Ma appena dopo il ponte del lago, superata la salitella che ci portava sul lungomare, ho avuto un crollo fisico inaspettato. Credevo di tenere botta almeno fino al trentesimo km e invece già al ventesimo avevo dolori alle anche e alle gambe.
"Che vuoi che siano 17km per un Ironman!" me lo diceva GianCarlo nel vedermi in difficoltà, gli dico di andare, lui mi dice di non mollare, ma reggo fino al ventottesimo, non ce la faccio più.
Gli prometto che rallento ma non mi fermo e gli dico di andarsi a prendere sto premio di categoria, e finalmente va...

Tanti sono i pensieri durante gli ultimi 14km, ma solo uno riesce a prevalere sugli altri, quello di arrivare al traguardo e di non fermarmi.

Concludo la mia ventunesima maratona in 3 ore e 28 minuti a Sabaudia, anche se la chiamano di Latina perchè fa provincia, contento e dolorante, la soddisfazione di averla portata a termine è grande.

Dicono che l'Ironman ti forgia, che ti da la forza di andare avanti e di non fermarsi alla prima difficoltà, che devi continuare a correre anche se i dolori alle gambe e ai fianchi sono insopportabili, di mantenere il passo o almeno far finta di mantenerlo perché è la testa che comanda non le gambe, che se hai corso 42km dopo aver fatto 7 ore di nuoto e bici allora puoi farne anche 17 dopo due ore di corsa...

Ma poche gare danno emozioni e sensazioni incredibili, e la Maratona è una di queste, e io sono contento di essere un maratoneta.
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Saper cambiare

sabato 6 dicembre 2014

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E' ora di cambiare un pò. Volevo aspettare il nuovo anno, ma per i cambiamenti non ci sono date precise, quando arrivano bisogna solo essere pronti, e dato che questo è un anno di molti cambiamenti, tanto valeva farli subito.
Forse non tutti sanno che dopo 19 lunghi anni di onorato servizio nella stessa azienda ad Ottobre mi ritrovo ad essere disoccupato, senza stipendio da sei mesi circa, in solidarietà da oltre 18 mesi... ma non basta, mia moglie lavorava nella stessa azienda.
Un grande anno del cazzo, non c'è che dire e che ancora non è finito. Darwin dice che la specie che si adatta ai cambiamenti sopravvive, ma a me adattarmi alle cose o agli avvenimenti non è mai piaciuto, preferisco affrontarli e risolverli.
Fortunatamente non sono il tipo che si piange addosso e visto che in questa vita bisogna saper sopravvivere e rinnovarsi, preferisco farlo anche nelle piccole cose.
Ultimamente anche l'app di gmail si è rinnovata (anche se ormai uso InBox) e i colori rosso e bianco che ha messo mi sono piaciuti così tanto che li ho riportati anche nel mio blog.
Forse adesso riuscirò a tenerlo aggiornato di più, chissà, staremo a vedere.
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Ancora nel limbo...

martedì 2 dicembre 2014

3 commenti

Che questo 2014 era un anno incerto l'ho sempre saputo, ma che questa incertezza durasse fino a Dicembre non l'avevo messo in conto.
Sono già aperte da diversi giorni le iscrizioni al 70.3 di Pescara, ed io ancora non sono iscritto.
Questa credo sia la cosa più strana che mi sia capitata negli ultimi anni, io che ho sempre fatto click un minuto dopo l'apertura.
Non sono iscritto neanche a un full, un idea ce l'avrei anche, ma per ora devo stare calmo.
Un altro mezzo prima di Pescara potrebbe essere il Challenge di Rimini visto che quest'anno alla 9 Colli non vado.
Una maratona nel prossimo anno?
Roma quasi sicuramente, un'altra a fine anno certamente, ma ancora niente click.
Un trail?
No.
Un ultra trail si.
A fine Luglio, per il mio compleanno sono seriamente intenzionato ad andare su Vulcano a ritrovare un po di amici e a cuocere uova sode nel cratere più alto d'Europa.
Ma ancora tutto vive nel limbo...
Manca poco ormai, io intanto ricomincio a nuotare a pedalare e a correre, che di tempo e di cazzate ne ho fatte fin troppe.
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Torino 2014 ...e sono 20

giovedì 20 novembre 2014

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Che c'entrano i cannoli siciliani con Torino?
Tutto ha un significato.
Finalmente la ventesima maratona è arrivata.
Dopo la disfatta di Roma ho arrotondato il conto sulla 42km.
Sulla distanza 'netta' ne ho fatte 18, contando quelle dell'Ironman il conto torna. Si perchè anche quelle valgono, eccome se valgono.
E' stato un fine settimana ricco di emozioni, ho rivisto e conosciuto (finalmente) molta bella gente e cenato insieme a loro, corso insieme a loro, eccone una parte.
Un'opera incompiuta
Mancava il pezzo grosso, fermato da un acqua inarrestabile, ecco perché la foto è un quadro che l'artista non ha ancora finito di dipingere.

Una gara sofferta.
Dal 1° Settembre a domenica scorsa ho corso una media di 42km settimanali (555 circa), i problemi che ho avuto giustamente dopo il km 30 sono principalmente di natura motoria/meccanica.
Con Mauro abbiamo provato ad andare a ritmo gara da subito, ma nel primo km il bottleneck era peggiore di quello che ci avevano detto.
Nonostante questo siamo quasi riusciti a riparare il danno, ma i continui saliscendi, quasi impercettibili a volte ma sempre presenti, ci hanno fatto passare la prima mezza in poco più di 1ora e 40minuti, li ho realizzato che le 3:19 sarebbero state impossibili, almeno per me.
Ma questa era una scommessa nata troppo tempo prima per poter essere vinta, le troppe vicissitudini trascorse negli ultimi tempi hanno complicato le cose, ma non si corre solo per il crono fortunatamente.
Io e Romeo
Ho impresso per sempre questo grande fine settimana nel mio cuore, fatto di persone e di emozioni che non dimenticherò mai.
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Il peggio è passato, spero

sabato 18 ottobre 2014

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Lo so, tre post in una settimana sono davvero troppi, specie se negli ultimi anni ho fatto una media di due post al mese.
Ma ora gira così e finchè gira lasciamola girare.
Dopo la 30km di Ostia mi ha raggiunto una leggera influenza molto fastidiosa, febbretta, tosse, mal di gola e per finire da due giorni anche naso chiuso, sembra che l'effetto però, già da oggi, stia andando via.
La parte più brutta è stata giovedì.

Esco per un fondo lento di 16km, il giorno prima ne avevo fatti altrettanti con un piccolo lavoretto all'interno, riuscito male oltretutto.
Ho rivissuto le stesse sensazioni avute a Roma quest'anno.
Anche se il post non l'ho mai pubblicato, a Roma venivo da un periodo influenzale, quindi ero parecchio debilitato, forse non tutti sanno che al 30°km ho preso l'autobus che mi ha portato all'arrivo.
Il giorno dopo avevo le gambe doloranti come se avessi fatto una maratona in salita, massacrate.
Oggi sono uscito per una decina di km e ho faticato.
Domani altri 24km.
Spero che arrivi presto il freddo e si porti via questo caldo anomalo e questi magri giorni, un po come la pioggia che lava via la peste ne 'I promessi sposi'
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Turin Cafè 2014

venerdì 17 ottobre 2014

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Se ancora non avete votato potete farlo adesso! Daje!




RISULTATI PROVVISORI

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Turin Marathon 2014, stavolta si parte

lunedì 13 ottobre 2014

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13 giorni, un'uscita in bici, una nuotata e poco più di 100 km di corsa in sei uscite, poco.
Ma domani è un altro giorno, come la dieta comincia sempre il lunedì successivo io ricomincio oggi (che è lunedì), o comunque ci provo visto che stamattina sono rientrato dopo appena 2km a causa di una fitta al bicipite femorale sinistro. Niente di grave, solo un leggero fastidio a causa della gara di ieri, caldo e umido che mi hanno messo a dura prova.
La trenta km di Ostia, che ormai chiudo perennemente in 2:25 per 3 edizioni consecutive, ma quella di ieri mi ha dato una soddisfazione particolare in quanto non sono molto allenato, pensavo di farla sopra le due ore e mezza, e invece ho retto bene malgrado tutto.
E' difficile mantenere un certo livello di allenamento se non si hanno obiettivi stimolanti e ancora più difficile se la testa non sta sul pezzo, ne parlavamo ieri a pranzo coi soliti cazzari.

Ma ieri qualcosa è cambiato, ancora una volta, e grazie anche a loro.

Mancano cinque settimane alla mia ventesima maratona, non posso puntare al mio personale perché sono realista, ma posso sempre puntare in alto quando gioco su me stesso.

A conti fatti le 3 ore e 29 sono fattibili, le 3 ore e 19 non sono impossibili, se solo riuscissi a togliere sti 4kg di stravizi...
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Sono come me, ma si sentono meglio

venerdì 26 settembre 2014

1 commento
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Tanto tempo libero

lunedì 15 settembre 2014

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Che se la testa non pensava ad altro questo 2015 avrei preso ad occhi chiusi la Slot per Kona.
Ma occupo il tempo in altro modo, e questo è uno dei tanti



Un altro dei tanti mestieri che ho tra le mani.
Quanti ne ho fatti?
Tanti!

-2 mesi alla Turin Marathon ...daje!
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Io sono ancora qua

giovedì 11 settembre 2014

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Un tempo interminabile, quello che passa nei momenti difficili sembra non finire mai.
Non è la poca voglia di scrivere, ma cerco di ottimizzare il tempo delle mie giornate facendo le cose più importanti, allora anche gli allenamenti diminuiscono drasticamente, il girovita aumenta e la voglia di faticare passa.
Quando si pensa alla famiglia tutto il resto diventa secondario.
Sto riprendendo, a fatica, ma almeno tre corse a settimana le faccio.
La testa pensa ad altro e in un modo o nell'altro cerco di divagare un pò, di distrarmi, di mollare la tensione che negli ultimi mesi sta logorando anni e anni di sacrifici, e allora corro un pò come gli zombie di Walking Dead, senza espressione.
Cerco lo spunto giusto per aggiungere quel pizzico di cattiveria che mi faccia affrontare le alzatacce mattutine con più grinta. Ancora lo sto cercando.
Nel frattempo i giorni passano, i mesi anche, ed io sono ancora qua, a scrivere queste poche righe tanto per dire agli altri che ancora vivo.
Agli amici veri invece, quelli con cui due parole ancora le scambio, dico grazie, anche se non sono poi tante sento un infinito affetto da parte vostra.
Sta nebbia prima o poi sparirà e sto sole tornerà a farmi sudare, di fatiche di gioie e di soddisfazioni!
Sono un maratoneta, e a Torino lo dimostrerò ancora una volta.
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Parli sempre di Ironman

venerdì 11 luglio 2014

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"Ma che ci sto a fare io qua?"
Chissà perchè gli vennero in mente proprio mentre si stava registrando allo stand quelle parole, non che fosse scontento di essere li, ma un poco sorpreso si.
Fino a tre giorni dalla partenza ancora non era sicuro di poter andare, non spiegò mai a nessuno del perchè e su come abbia risolto poi quel piccolo problema che avrebbe buttato via mesi di passione  allenamenti e sudore, la sola cosa che contava adesso era portare a termine quella che per lui era diventata una missione.
Il viaggio per arrivare a Francoforte era cominciato la notte precedente, tredici ore di autostrada, passando per l'Austria, erano volate e appena fatta la registrazione in albergo si era letteralmente dirottato al Village per la registrazione.
Il suo secondo Ironman, con diversi mezzi conclusi dignitosamente, sempre organizzati dalla emme con la testa. La calma nel fare le cose, anche se si trovava nella terra dalla lingua incomprensibile, regnava nella sua testa, tanto che neanche quando Judith gli disse che il suo tesserino era scaduto e non poteva procedere con la registrazione, senza battere ciglio, con quel suo inglese crucco le disse "giast a moment plis".
Una veloce telefonata al suo amico Strong e in meno di due minuti la foto del suo tesserino valido per l'anno in corso era già sul suo smartphone, che diede a Judith, la quale dopo aver scritto su un post-it il suo bib number, gli indicò i vari percorsi per concludere quella che stava diventando la complicazione dell'anno.
Di una cosa era rimasto stupito, della semplicità, ma nello stesso tempo efficiente, dell'organizzazione.
La serata passata a mangiare curry wurst e a bere birra con la sua famiglia, stracciò via l'ultimo velo d'ansia da prestazione che solitamente aleggia intorno a lui nei giorni precedenti la gara, e lo stare (purtroppo) lontano dai suoi compagni di squadra lo ha aiutato a non cadere nel lungo pozzo delle pippe mentali sulla scelta di cosa, come, quando e altre tattiche da seguire.
Tutto era chiaro nella sua mente, solo un obiettivo ben delineato.
Sabato, subito dopo pranzo, prendendo il bus per il lago artificiale dove si sarebbe svolta la frazione del nuoto, si accorse di essere fin troppo calmo, forse qualcosa gli stava sfuggendo e magari se ne sarebbe accorto solo nel momento più critico della gara... pensieri che venivano a tratti, ma che andavano via molto più velocemente. Nelle sacche tutto era pronto, nella blu le scarpe il casco i guanti gli occhiali e la maglia da ciclista, nella rossa le scarpe il cappello e gli occhiali. Si, due paia di occhiali, dato che pioveva per la bici aveva preparato quelli con le lenti gialle, in modo da avere una visibilità migliore nel caso fosse nuvoloso, e quelli con le lenti scure per il run.
Tutto chiaro, tutto nitido e una calma che dava quasi fastidio a se stesso.
Penne all'arrabbiata e birra accesero il suo spirito nella cena pregara, tenendo al caldo il drago che in lui si stava preparando per il giorno dopo.
Una notte tranquilla, molto.
La sveglia era impostata per le 4:00, ma 10 minuti prima girava già per la stanza d'albergo per sistemare le ultime cose, poi scese per la colazione.
Con la famiglia al completo già pronta per lui, si diresse verso la navetta, destinazione Langener Waldsee, il tempo prometteva bene anche se qualche nuvola intorno fluttuava meschinamente.
Aran era ricoperta dal telo giallo impregnato d'acqua della notte che stava ancora finendo, appena tolto fece un veloce controllo alle cose preparate il giorno prima, mentre magicamente il telo a terra dietro di lui sparì. Tutto è pronto, manca il casco che si trova ancora nella sacca blu, pochi minuti dopo era già sulle appendici di Aran.
La fila al bagno era lunga, ma impossibile non farla, più cose dalla testa si levava meno pensieri per la testa avrebbe avuto.
L'incontro finalmente con i suoi compagni di squadra lo fece sentire sollevato, alcuni non li aveva visti da quando era arrivato e non poteva non salutarli prima di quella lunga giornata.
Aspettò fino a 10 minuti dal via accanto alle persone che da sempre sono la sua certezza, la sua sicurezza, la sua determinazione.
La calma regna nella sua testa, ancora troppo, quasi infastidito da questo cominciò a nuotare nel lago 5 minuti prima dello start, avvicinandosi piano piano alla linea di partenza, in mezzo alla calca.
"Sono pronto"
Swim
Gli occhialetti nuovi da 3 euro si sono rivelati una scelta fantastica, nessun appanno e nessuna goccia d'acqua in un ora e passa di calci e pugni, solo un vistoso cerchio intorno agli occhi appena uscito, ma le tante ore in bici avrebbero sistemato anche quello.
La nuotata è regolare, braccia lunghe e corpo disteso, tante botte a destra e a sinistra, ma il suo focus era tutto per la mega borracciona della PowerBar sulla collina, messa dallo staff come punto di riferimento per la giusta direzione. Avvisi sul Garmin impostati ogni 500m, con gli occhialetti puliti si possono vedere anche gli intermedi allora, 9:28 9:51 9:53 10:00
Finito il primo tratto esce dall'acqua, gli altri camminano, sul fondo parecchi sassi e melma, lui corre, sorpassa sei nuotatori come fosse in preda a una reazione allergica all'aria, sembra quasi un pesce fuor d'acqua ...e si rituffa.
Altra vibrazione al polso, il tratto in apnea con le branchie chiuse ha dato i suoi frutti, 8:36, facendolo rilassare un po troppo nei successivi 500m, 10:30
Comincia allora quella che sarà per lui la prova di carattere, allungare la bracciata negli ultimi 800m, senza aumentare la frequenza cerca di prendere più acqua con le mani, distendere il corpo, le gambe e spingere ancora, 9:51, ma...
Le boe sono almeno a 50m lateralmente a lui, è andato fuori traiettoria. Senza fretta allora punta direttamente l'arco posto sulla spiaggia fregandosene delle boe, allungando complessivamente la frazione a 4000m 10:30
Che il nuoto sia la sua più grande lacuna lo ha sempre saputo, che quei 4 minuti in più lo avrebbero fatto impazzire in bici non lo aveva ancora realizzato.
T1
La sua sacca è sulla parte bassa della quarta rastrelliera a destra, a colpo sicuro la prende e visto il sovraffollamento nelle tende decide di cambiarsi poco fuori, ma poi una panca si libera e si siede.
Pietro lo saluta, il tempo di rispondergli e la muta già stava nella sacca, la maglia da bike nelle mani e le scarpe ai piedi "Aran sto arrivando" bisbiglia.
Bike
Ancor prima di salire in sella lui stava già pedalando, con gli occhi guardava l'uscita della T1, ma con la mente già stava sulla super strada.
L'aria è fredda, non troppo, ma da fastidio, non a lui.
"Cominciamo" e posiziona gli avambracci sulle prolunghe.
Il vento entra nel casco e in poco tempo la superstrada lascia il posto al centro città, la media è alta, i battiti sono sempre sopra i 145 ma non superano i 150, un'idea sulla gestione di quella frazione ce l'ha, ma deve stare attento a non esagerare, concludendo il primo giro con un buon tempo e riposarsi nel secondo. Le salite ci sono, ma non sono proibitive, il percorso non è piatto, si alternano le salitelle alle discese, alcuni li chiamano tratti mangia e bevi, lui no, lui li chiama tratti ondulati del cazzo.
Poco prima del punto in cui il percorso si divide tra l'arrivo e l'inizio del secondo giro, il crono segnala i 90km, metà gara, dice 2 ore e 40 minuti, "Porca puttana!" è il suo pensiero, ma uno strano sorriso comincia a formarsi sul suo volto, quasi un ghigno.
Ricomincia il giro, un olandese per poco non lo scaraventa sui birilli che separano la carreggiata ciclistica da quella veicolare, ma come se niente fosse lui lo passa come fossero al fotofinish di una cronoscalata.
Lo sguardo è fisso, davanti, la posizione è da crono anche sulle salite degli ondulati del cazzo, la frequenza non accenna a scendere sotto i 145bpm, sembra appena partito.
140km in poco più di 4 ore, l'idea di rallentare al secondo giro ormai fa parte del suo mondo parallelo. Dopo il novantesimo uno strappo spazio temporale gli si è aperto di fronte, senza dubbio alcuno, lui e Aran ci si sono fiondati dentro, si va a tutta fino alla fine.
Con una bella manciata di stupore raggiunge Strong, il suo mito delle due ruote, ammettendo di non aver risparmiato neanche un km prosegue nella sua corsa impazzita.
Un pazzo sregolato o un genio?
Un pazzo, che appena svolta per dirigersi alla T2 si slaccia le scarpe, saluta i suoi due sostenitori di vita e lascia Aran ringraziandola, una bestia da domare quella bike.
T2
Terza rastrelliera a destra, in basso a metà c'è la sua sacca rossa, velocemente la prende e si chiude in bagno ...per 48secondi.
In tenda lo raggiunge Strong, si scambiano due parole veloci e si salutano dandosi appuntamento alla mezza.
RUN
Partire dopo 7 ore di fatica e sudore per fare 42km non lo spaventa più, uno dei suoi pregi è la pazienza, è forse per questo che le lunghe distanze le preferisce.
E' pronto al collasso totale, anche se i primi passi sono molto promettenti. Il fatto di aver opzionato una irragionevole e forsennata frazione in bici, non gli permette di pensare ad altro, a quando avrebbe cominciato a camminare.
Dopo 10km lo raggiunge il suo amico, come diverse volte ormai accade, si incitano a vicenda, il passo del Panda è da maratoneta, lui fatica a mettere un piede dopo l'altro.
La corsa gli piace, ha cominciato a fare sport correndo, appena 10 anni fa. Quando corre, tutto intorno a lui scompare, anche i cattivi pensieri se ne vanno, finchè metterà un piede davanti all'altro lui non si fermerà.
Il sole è alto e fa male, sulla fronte e su molte parti del corpo scoperto il sale forma una leggera patina bianca, intorno agli occhi brucia.
Col passare dei km anche quei pochi punti d'ombra scompaiono, eppur si muove.
Sono passate più di otto ore da stamattina, e con consapevolezza stavolta si rende conto che gran parte della giornata è andata via e che il sole sta calando.
Il passo è costante, lento, ma costante, ai ristori si ferma e beve acqua, cola, gel, cola e ancora acqua, poi due spugne e così prosegue e continua per tutti i ristori.
Raggiunge di nuovo il suo compagno di squadra, il passo non è più quello di prima, ma la determinazione è sempre la stessa.
"Quando sai di averci provato puoi solo che essere fiero di te stesso, se la cosa poi non va come deve andare puoi solo che essere orgoglioso di te, Stè sei una persona fantastica"
La fatica ormai ha raggiunto i livelli di sicurezza, la cola agli ultimi ristori non c'è più, e la sensazione di assenza di zuccheri comincia a farlo preoccupare.
Il tratto di ritorno del circuito è completamente al sole, le spugne ormai sono esaurite, l'acqua non basta più, c'è un tavolo sul retro della tenda dei soccorsi, ci sono dei bicchieri, sotto al tavolo due bottiglie di coca, entra e se ne versa due bicchieri, nessuno gli dice niente.
Appena fuori dalla tenda ricomincia la corsa, ma le gambe non reggono, una sensazione che non ha mai provato prima, una sensazione di vuoto complessivo, di assenza totale di forze, cammina.
Cammina, non guarda neanche il crono, l'ultimo braccialetto dista ancora quasi due kilometri, una distanza infinita. La gente sdraiata sul prato la odia, pensa che loro fanno la cosa giusta, che loro sono i migliori, arrivare in questa condizione vuol dire volersi male, non amarsi, odiarsi.
Finalmente gli zuccheri cominciano a fare il loro effetto, come un giocatore d'azzardo punta sullo sfavorito, lui ricomincia a correre, molto lentamente. Lo sguardo ritorna al crono, km 39, 3 ore e 39 minuti, 40 minuti, "Ce la posso fare".
La vista del giro di boa dove consegnano i braccialetti lo rianima quanto basta per farlo arrivare all'ultimo ristoro, dove si ferma e beve, acqua cola un ultimo schifiso gel ancora cola acqua e... le spugne non ci sono, ma un volontario gli offre dei cubetti di ghiaccio, incosciamente ne prende uno e se lo tiene in mano, e ricomincia a correre.
Gli ultimi due kilometri sono stati per lui incredibili, i cinque sensi, esclusa la vista, erano scollegati dal resto, le motivazioni che in quel momento sono apparse dentro di lui lo hanno reso migliore, lo hanno fortificato, motivato e sostenuto.
Un perfetto sconosciuto lo segue sull'ultimo ponte e gli mette una mano sulla spalla incitandolo, non saprà mai chi fosse, ma questi gesti rimarranno per sempre in lui.
Un volontario lo avvisa del cambio percorso, il tappeto passa da rosso a nero e blu, un corridoio di mani umane tese lo accoglie, tende le braccia anche lui, il calore di quelle persone lo riempie di gioia, Lorenzo e Alessandra sono ancora una volta li, ad aspettarlo, a salutarlo, i loro sguardi in un attimo diventano eterni.
Il traguardo è lì, davanti a lui, ancora non sa se ce l'ha fatta a stare sotto le 11 ore o no, ma in quel preciso istante lui ha vinto.
Ferma il crono e legge 10:57:22, piange di gioia.

Non doveva essere li, non poteva, ma alla fine ce l'ha fatta. Lui c'era e quei momenti magnifici nessuno mai potrà toglierli, perchè nessuno mai, da oggi in poi, potrà dirgli se ce la può fare o non fare.
Se ce l'ha fatta stavolta ce la farà sempre.

A mia moglie e a mio figlio.





Eventuali orrori di composizione, verbali, ortografici e/o grammaticali sono puramente voluti
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Momenti indelebili

martedì 8 luglio 2014

43 commenti
Passare nelle stesso posto diverse volte e vedere che l'ombra si sposta sul lato opposto del marciapiede dove stai correndo.
Partire col sole che sta ad est ed arrivare al traguardo che sta ad ovest.
Ci sono sensazioni che non si possono descrivere, ci sono momenti in cui nessuno intorno a te può fare qualcosa per aiutarti, per farti correre quegli ultimi km, per darti un sostegno valido per finire quella gara che stai aspettando da un anno.
Km 38 della maratona, mi fermo, cammino, non ho più niente dentro, vorrei sdraiarmi per terra, vorrei fermarmi sedermi e non rialzarmi più, mancano solo 4 km, ma non ho più un briciolo di energia, niente.
Non mi ero mai sentito così vuoto, mai, la coca cola ai ristori è finita, qualche zucchero mi aiuterebbe a riprendere, ma non ne hanno più.
Alla tenda dei soccorsi medici intravedo una bottiglia di cocacola sopra a un tavolo, me ne verso un bicchiere e continuo a camminare.
La gente ai lati del Meno continua ad incitarmi, li sento a malapena, non ho più le forze, neanche per alzargli il pollice.
Guardo il crono, ce la posso ancora fare.
Stare sotto le 11 ore.
Penso se ne vale la pena.
Penso a cosa possa servire.
Penso che dopo tanti sacrifici ce la posso fare ancora.
Per cosa?
Per me.
Perchè quando credo che ce la posso fare, io ce la faccio, malgrado tutto.
Piano piano arrivo finalmente al km 40.
Prendo un cubetto di ghiaccio al ristoro, a cosa serva non lo so, non ne ho mai presi, lo tengo in mano, mi rinfresca, mi piace.
Arrivo al 41°km, la RedBull presa al posto della Cola forse mi ha dato la giusta energia.
Passo per l'ultima volta sul ponte a est, manca un km al traguardo, recupero le ultime forze per fare la discesa del ponte e correre gli ultimi metri sul Meno.
Ho finalmente preso il braccialetto viola, un volontario mi fa cenno di girare a destra, levo gli occhiali e cerco di togliere il sale che ho sugli occhi con le dita.
A destra mia moglie e mio figlio mi chiamano, gli urlo 'vi amo!' e vado al traguardo, allargo le braccia e la gente mi allunga le mani per toccare le mie.
Quello che si prova in quegli ultimi metri non riesco a descriverlo.
Brividi, gioia, sollievo, cattiveria, odio, amore, soddisfazione...

Ce l'ho fatta, ancora una volta!
Ho migliorato anche il mio record, ma non me frega un cazzo.
Il pianto breve ma intenso all'arrivo mi libera di tanti pensieri, tante preoccupazioni, tante angosce che in questi ultimi tempi mi hanno corroso.
Ma per corrodere il ferro ci vuole ben altro, quello che mi ha ingiallito in questi ultimi mesi è solo un leggero strato di ossido, basta poco per toglierlo via.
Sono tornato alla realtà da ieri, oggi sono tornato al lavoro, se ancora così si può definire.
Dentro sono cambiato, ancora una volta, e questo mi permetterà di affrontare nel meglio dei modi questo periodo professionale infelice, di merda.
Anche a questo serve essere finisher.
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Ancora una volta al via

sabato 5 luglio 2014

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Seduto sull'autobus che mi porta alla T1, al Langener Waldsee, dove si nuoterà, ripenso a questi ultimi giorni, e a tutto questo ultimo anno, che ha deciso di essere un anno bello tosto.
Ma alla fine, in un modo o nell'altro, eccomi qua, pronto per domani mattina, pronto per questa seconda lunga giornata, per me e per la mia famiglia, che se non fosse per loro tutto questo non avrebbe nessun senso.



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I miei limiti non saranno mai le mie limitazioni

venerdì 20 giugno 2014

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Quindici giorni al via. Aspetto da un anno, ed un anno è già passato.
Un lungo viaggio fatto tra buche, corse, nuotate, influenze, impegni, lavatrici, pedalate e altri mille pensieri e preoccupazioni, in un momento difficile, come lo è stata la preparazione atletica, e non intendo in qualità in quantità o intensità, ma sul lato emotivo ed umano.
La parte più complicata è stata uscire per gli allenamenti quando nella testa avevo pensieri e cose più importanti a cui pensare, cercare di svagarmi nel pedalare o correre o nuotare e pensare a quello che nelle prossime ore in un modo o nell'altro dovevo sistemare, tornare dall'allenamento e invece di essere soddisfatto dell'uscita fatta mettermi a pensare che avevo levato del tempo prezioso a cose più utili in questo momento.
Che sarebbe stato un anno del cazzo l'ho capito dal primo gennaio, che sarebbe durato più del previsto l'avevo messo in conto, ma che in un modo o nell'altro sarei riuscito ancora una volta a farcela non ci avrei giurato più di tanto.
Purtroppo o per fortuna non sono riuscito a fare il transfer dell'iscrizione di Francoforte ad un altra gara, dunque tra quindici giorni avrò gli ultimi spunti e idee per finire di raccontare questo bellissimo e dannato lungo viaggio.
Che aspettative ho?
Sinceramente stavolta voglio solo arrivare al 7 Luglio il prima possibile e questo è quello che più mi infastidisce negli ultimi tempi, ed è proprio per questo che il 6 Luglio alle 7 del mattino il pettorale numero 2292 darà il massimo delle sue potenzialità, nel nuoto nella bici e nella corsa, dall'inizio alla fine, senza timore e senza paura, ma con buonsenso.
Conosco i miei limiti, conosco le mie potenzialità, ma io spingerò un pò di più, voglio dimostrare a me stesso che anche se le cose non dovessero andare come previsto, ho comunque avuto il coraggio di farlo.
I miei limiti non saranno mai le mie limitazioni.
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Ironman Italy 70.3 2014, una grande Pescara

martedì 3 giugno 2014

49 commenti
Troppe le uguaglianze con la prima edizione, il nuoto fatto dentro i frangiflutti, l'arco dell'arrivo piccolo, le colonnine dei pro in zona cambio, il braccialetto di plastica identico al primo anno, il bib number (1414) molto simile a quello del 2011 (1331)...
Mi sembrava di rivivere a tratti quei brutti momenti del 2011, ma qualcosa in me da allora è cambiato.
Continuo ogni anno a parlare di Pescara, sempre di più, non ne posso fare a meno ormai, se poi veramente il prossimo anno diventerà distanza full credo che mi trasferiranno in una clinica per tossicodipendenti.
E' il mio sesto 70.3 e sono arrivato al momento in cui ho voglia di vedere cosa posso riuscire a fare in questa distanza.
Anche lo scorso anno volevo 'testarmi', ma con la ruota frenata (mistero che ho scoperto pochi giorni fa) non ero riuscito ad esprimermi al meglio.

Quell'arco montato sulla spiaggia però mi ha dato un messaggio diverso, forse stavolta andrà diversamente.

I volti di nuovi amici e le parole scambiate sono state tante, un turbine di emozioni che mi hanno letteralmente travolto da sabato fino a fine gara inoltrata
...dal ragazzo che mi fotografa in zonacambio riconoscendomi proprio grazie a questo blog, a Drugo che dopo tanti anni prende forma in carne ed ossa accompagnandomi per poche centinaia di metri nella frazione run
...da tutti i compagni di squadra di zona cambio che fino a ieri erano solo immagini e parole su whatsapp e sul forum, ad Andrea&Ivana che improvvisamente appaiono pochi minuti prima dello start e che mi inciteranno per tutti i 4 giri run
...da Stefano e Giorgio, senza di loro ormai Pescara non avrebbe la stessa intensità emotiva, a Giancarlo e Luca, amici e compagni di avventure e disavventure che finiscono sempre nel migliore dei modi
...da Fabrizio Cutela del VaranoLakeTri che mi saluta mentre mi sorpassa in bike, a Drugo che mi accompagna nel run ma che poi io lascio andare per la sua strada
...gara a parte sono queste le cause fondamentali che ogni anno mi fanno citare Pescara per 364 giorni.

Il mare è mosso, sabato pomeriggio ha piovuto parecchio, l'aria è fresca da prima primavera, tira un vento (c'è da dirlo) della madonna, le correnti ti portano sulla costa 'jugoslava'.
Sto sulla spiaggia con tutta la mia famiglia, fratello cognata e nipote compresi, io e Marco Titan andiamo a fare un tuffo per scaldarci. Si nuota, pensavo peggio, la corrente non è così forte, le onde ci sono ma si gestiscono.
Io (in punta di piedi) e Titan (con le ginocchia piegate)
Momenti in cui penso "drogarsi come tutti no è!"
Con Luca e Giuliano andiamo alla partenza, tra poco tocca a noi, le cuffie azzurre sono partite da poco. Quando si parte dalla spiaggia non riesco a mettermi mai davanti, rimango sempre nelle retrovie.
Si parte.

Arrivare alla prima boa non è cosa facile, le onde sulla secca ti sbattono letteralmente via, i primi 50 metri si cammina poi si comincia a nuotare in faccia alle onde fino a che si gira in direzione della seconda boa, che per le condizioni avverse hanno messo a soli 500m di distanza.
Non fatico molto, mi sento solo in balia delle onde, metto spesso la testa fuori per vedere la direzione.
Inutile ricordare le innumerevoli manate e zampate prese e date, ma una merita citazione:
arrivati alla seconda boa grande si torna indietro, ovviamente tutti attaccati per guadagnare metri preziosi con quel mare, cerco di velocizzare la bracciata e finalmente mi tolgo da quel caos, riprendo il mio ritmo ma il mio braccio sinistro abbraccia letteralmente il collo di qualcuno come pronti per farci un selfie... insieme alziamo la testa e ci guardiamo, " e allora?" mi fa lui, io sbotto a ridere e bevo un litro di quell'acqua schifosa, ma insieme, senza dire altro, ripartiamo...
Finalmente si arriva alla boa grande finale della PowerBar, un tizio su una tavola ci dice di allontanrci dalla boa perchè... non finisce la frase e la suddetta ci travolge spinta dal vento, poco male, testa in acqua e via verso la spiaggia.
In T1 con le sacche mi trovo benissimo, a cambiarmi ci metto poco, a raggiungere la bici un po di più, dal garmin vedo poi che la ZonaCambio è lunga appena 420m

Il mio vicino di griglia gentilmente mi ha scaraventato a terra casco e occhiali, dopo qualche imprecazione vedo che c'è il ragazzo che il giorno prima mi ha riconosciuto dal blog ed ora è li ad incitarmi (fammi sapere chi sei almeno per dirti grazie!).
Prendo Aran e stavolta si comincia da subito a spingere. Sull'asse all'andata subito in affanno, il vento è a favore, devo sfruttarlo più che posso, 7km a 40.6km/h di media.
Nel tratto interno ormai il percorso lo conosco bene, in salita però non riesco proprio ad andare, quest'anno mi allenerò solo in quello. Luca mi riprende alla seconda salita, ha avuto e ancora ha problemi con la catena, e come mi aspettavo se ne va.
Il meteo è strano, pioggia vento sole caldo freddo e grandine, e in discesa a 35 all'ora sulla braccia e in faccia fa veramente male anche se i chicchi non erano poi così grandi.
In discesa cerco di non andare per terra, le curve a gomito sono parecchie, fortunatamente l'asfalto è bello fresco e nuovo.
In un tratto dritto in discesa arrivo anche a 68km/h, non sono mai andato così veloce in bici.
Si ritorna sull'asse attrezzato, tratto del trofeo Master37, ma il vento contro mi annulla, a tratti mi risparmia ma poi torna tutto insieme come fosse una grande mano che frena la mia bici.
Poco dopo raggiungo Luca che stranamente pedala completamente sul lato sinistro, solo dopo diversi km capisco perchè.
Scambiamo due chiacchiere fino alla fine dell'asse, ha fatto un esordio da paura, malgrado i mille problemi che ha avuto prima durante e dopo, un mostro.
Sfilo le scarpe almeno un kilometro prima dell'arrivo, ma non scendo al volo come i pro, sono stanco.
Dietro a me Luca che porta le scarpe in mano! Mitico! ZonaCambio Style!
Molto soddisfatto nel vedere che sulla mia rastrelliera le bici sono inesistenti, e anche intorno ne mancano ancora parecchie, ho fatto una bella frazione bike finalmente senza ruote frenate!
Aran, bella de casa!
Solita T2 lunghissima, ma parto subito dietro a Luca.
Provo a tenerlo, ma lui va veloce, almeno 10 secondi più di me.
Non mollo, non mollo... mollo, vado subito in affanno e fare altri 20km così 'nse pò.
Provo dopo il primo giro ad aumentare il ritmo, ma niente da fare, ho il limitatore incorporato, non vado. Decido di continuare a quel passo allora, anche se ho provato altre due volte ad aumentare, ma con scarsi risultati.
La folla è tanta e mi aiuta moltissimo a far letteralmente volare questi quattro giri in questa bellissima città! Io adoro questa città.
Al quarto giro due volontari mi dicono di mettere la freccia a sinistra, percorro il corridoio che mi porta al traguardo, da lontano Lorenzo mi vede e con Fernando mi prendono per mano.
Ho sognato questo momento per tanti troppi anni, ma finalmente eccomi con i due bambini più belli del mondo a coronare questo weekend che meglio di così non poteva andare!
Sono il papà e lo zio più felice del mondo, non ho altre parole da aggiungere.


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Crisi isteriche di un age group Vol.1

martedì 27 maggio 2014

19 commenti
E' arrivato il momento di decidere quali ruote utilizzare domenica al 70.3 di Pescara.
-Xentis MarkII, copertoncino, 4 razze, pista frenante in alluminio e mozzi DTSwiss
-Planet-X profilo tubolare, profilo da 82mm, pista frenante in carbonio e mozzi Planet-X (cineseria insomma)
Quasi sicuramente utilizzerò le Xentis, più pratiche anche in condizioni ventose, anche se con le 82 mi sono trovato sempre bene.
Ma ieri, da buon esaurito, ho voluto fare una prova "casareccia" di scorrevolezza delle due ruote, nel video seguente il risultato.

Le Planet-X 'girano' molto meglio delle Xentis, malgrado i mozzi DTSwiss.
E adesso che faccio?
Uso le Planet-X cercando di limare sui 90km buoni 30secondi grazie alla loro scorrevolezza, oppure le Xentis per tagliare meglio il vento ed evitare sbandamenti che potrebbero costarmi 30 secondi sul time totale?
...che potrebbe essere la stessa cosa, ma in questi momenti è una scelta che potrebbe darmi la chiave per la vittoria! ...per la gloria! ...per il trionfo!
-122ore
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NoveColli pensieri e parol(acc)e

lunedì 19 maggio 2014

23 commenti
Questa foto ormai ha fatto il giro di tutti i maggiori social, facebook, twitter, watsapp..., ma non tutti sanno che quel piatto di tortellini non era il primo piatto del pasta party dell'arrivo, lo abbiamo mangiato subito dopo la salita del 5° colle, il Monte Tiffi, dopo aver pedalato per oltre 100km, a metà strada insomma.
Subito dopo, siamo risaliti in sella e siamo andati a fare i 100km rimanenti (il bello della bici).
Ho sofferto, quest'anno non ho avuto da subito una buona impressione sulla gara fatta, aspettavo i cartelli dei colli come quando, preso dalla crisi, aspetto i cartelli degli ultimi 9km della maratona, e quei km non passano e non arrivano mai.

Giancarlo il camoscio, con la sua pedalata veloce, scalava metro dopo metro tutti i colli. Non risucivo a tenerlo e ad ogni inizio salita mi diceva "questo facciamolo piano che so pieno de crampi..." e ripartiva in tromba, tant'è che pensavo "questo me sta a pijà per culo" e invece, dopo un po ho capito che quello era il suo passo ed io avevo il mio, non l'ho mai perso di vista, ma lui se ne andava come uno stambecco, uno scalatore.

Le salite lo ho sempre sofferte, lo sanno tutti, ma fino a ieri non le avevo mai odiate.
I ciclisti scarsi come me, sulle salite al 12% pedalano anche a 7km/h, sull'orlo dell'equilibrio, tanto che al secondo colle, uno che mi precede per non tamponare quello che gli stava davanti frena leggermente e perde l'equilibrio, fermandomisi davanti, alchè quasi mi spiattello per terra. Di conseguenza quello alla mia sinistra cade letteralmente nel piccolo (per fortuna) fossato e quello alla mia destra mi sfranteca la pedivella nella caviglia, appoggiandosi spalla a spalla.
Urla avvisi e altre imprecazioni impediscono l'effetto domino generale, tranne che ad altri 3.
Ripartire poi in salita con quegli attacchi maledetti è un altro dilemma, un piede agganciato e l'altro da agganciare al primo giro di pedale, se lisci rimetti il piede a terra e riprovi.
Una cazzata, ma se dietro hai altri 5000 ciclisti che ti sfiorano passandoti accanto (sempre al limite dell'equilibrio) non puoi neanche permetterti di provare la ripartenza senza prenderti un mare d'insulti e accidenti vari.
Al quarto tentativo riesco ad agganciare e finalmente riparto.

Un dolore acuto si sente sulla parte lombare, talmente forte che viene voglia di fermarmi per riposare un pò, ma se cedo adesso allora cederò per sempre.
Arrivato al Ciola avevo quasi pensato di fare il corto, 130km invece dei 205km del lungo, ma poi sul Barbotto, vedendo che il dolore e le fitte erano costanti, decido di soffrire fino alla fine.
No pain no gain! ...cazzate, no pain is megl che pain!
Dopo il Gorolo, l'ultimo colle, finalmente si scende e si torna in pianura, dove, accodati a un trenino, torno finalmente a pedalare come piace a me. I reni non fanno più male, addirittura mi alzo spesso per riprendere il treno che allungava sulle rotonde... che spettacolo.

Arriviamo al traguardo io e Giancà come Bartali e Coppi, felici e contenti per aver portato a termine questa gara tosta, che quest'anno avevo forse ingenuamente sottovalutato, mai più lo farò.
Quasi sicuramente il prossimo anno sarò nuovamente li, o comunque una granfondo simile sarà nel mio calendario.

Un grande weekend è stato, trascorso in ottima compagnia dei due GianCarli, senza farci mancare niente...
aperitivo in spiaggia...
una nuotata in mare il sabato prima...
e un balletto brasiliano a fine gara.
Bello bello bello.
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L'Ironman ti cambia la vita

venerdì 9 maggio 2014

24 commenti
Ecco l'espressione in volto di chi per la prima volta sta per prendere parte ad un Ironman.
Sono circa le 6:30 del mattino, io Giancarlo e Stefano Strong stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli prima di andare sulla spiaggetta del Wörthersee Lake.
L'ansia la fa da padrona e non c'è modo di cacciarla via.
Tutti in volto abbiamo lo stesso sguardo, guardiamo avanti, dove non si sa, tutti alla ricerca di quel qualcosa che ancora non sappiamo cosa sia, e questo "stare tutti sulla stessa barca" ci da coraggio, anche solo scambiandoci un sorriso o farci un cenno con il pollice in su.
Mancano solo 30 minuti al via e a tutto penso meno che alle prossime 11 ore, in quel momento l'unica cosa che avevo in testa era uscire fuori dall'acqua, completare la frazione di nuoto, non avevo altri obiettivi.
Non pensavo (assurdo ma vero) che sarei giunto al traguardo quasi ad ora di cena, e quando mia moglie, dopo essere arrivato mi ha detto "dai adesso andiamo a cenare" me la guardo incredulo e "...a cenare?? Ma che ore sono??"
Ho diviso le frazioni mentalmente come fossero tre momenti separati, nuoto, bici, corsa.
Uscito dall'acqua ridevo come un isterico in preda a un attacco.
Finiti i 180km in bici la mia mente ha chiuso un cassetto e ne ha aperto un altro "ora corriamo questi 42km"
A distanza di quasi un anno vivo ancora come fosse ieri le stesse sensazioni, gli stessi timori, le stesse gioie che quella gara mi ha dato.
Ho lasciato un pezzo di me a Klagenfurt, e sicuramente ancora una volta ritornerò in quel posto stupendo, il posto in cui i miei punti di vista, le mie motivazioni, la mia grinta, le mie sofferenze e i miei amici mi hanno reso una persona migliore.

23 giorni e sarà nuovamente Ironman Italy 70.3, a Pescara ovviamente.
57 giorni e sarà nuovamente Ironman.
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Triathlon - Una tipica giornata da Age Group

martedì 29 aprile 2014

25 commenti

Combinato in programma, 160km Bike + 40 min Run.
Tempo ugioso e piove, si esce lo stesso, non si può rimandare.
Uscire alle 6 del mattino per rientrare prima a casa e stare più tempo con la propria famiglia.
Rompere la chiave del cancello nella serratura.
Prendere l'ultima sgrullata di pioggia giusto in tempo per bagnarmi da capo a piedi.
Smette di piovere, ormai sono zuppo, ma va bene così.
Bucare dopo 140km.
Sostituire la camera d'aria.
Adattatore CO2 (di Decathlon) che si rompe e il gas fuoriesce in 3 secondi netti.
Inserire seconda fiala di CO2, l'adattatore (di Decathlon) è difettoso, il gas fuoriesce in 3 secondi netti.
Sprecare il gonfia ripara (di Decathlon) per tentare di mettere in pressione la gomma.
Rompere la valvola della camera d'aria (di Decathlon) con l'attacco del gonfia ripara (di Decathlon)
Fermare ciclista per tentare una gonfiata (magari la valvola tiene)
La valvola non tiene.
Avere un amico che passando in macchina si ferma, ti carica e ti riporta a casa (un raggio di sole appare finalmente!)
Tornare a casa per il combinato e trovare sul cancello suocero e genero dediti al giardinaggio.
Salire a casa e indossare gli abiti da giardiniere.

...ecco perchè quando taglio quel traguardo mi viene sempre da piangere!
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Un mistero venuto a galla

giovedì 17 aprile 2014

24 commenti
Sabato preparo la bici per l'uscita solita della domenica e visto che da settembre non monto le ruote con profilo alto, decido di metterle al posto delle Xentis.
E così faccio.
 Beh, sicuramente ha un altra linea con queste, il tubolare davanti non ha mai toccato l'asfalto, mentre quello dietro ha fatto sia Pescara 2013 che Klagenfurt, velocemente gli do un occhiata e noto una cosa, una piccola ma significante cosa, la scritta Lugano T è praticamente quasi del tutto cancellata.
E' stato un flash allora ricordarmi della frazione bike di Pescara 2013, ora ho capito perchè mi sono sbloccato dopo 45km, perchè ho consumato il tubolare che toccava sul telaio!!!
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Il lungo che piace a me

lunedì 17 marzo 2014

20 commenti
Credo di aver raggiunto una modesta 'maturità' nel correre, e non parlo di minuti al km, ma di 'quando quanto e come'.
Domenica scorsa non era aria di fare il lungo, anche se le condizioni fisiche lo avrebbero permesso la testa non c'era, quando è così, meglio rimandare.
E così, dopo due giorni, con la rabbia raffreddata e la mente libera da tutto, esce il lungo che piace a me, con finale in progressione

LapDistanceTime Pace
  1   1.0 km  5:16  5:15 /km
  2   1.0 km  4:51  4:51 /km
  3   1.0 km  4:44  4:44 /km
  4   1.0 km  4:39  4:38 /km
  5   1.0 km  4:41  4:41 /km
  6   1.0 km  4:40  4:40 /km
  7   1.0 km  4:39  4:38 /km
  8   1.0 km  4:41  4:41 /km
  9   1.0 km  4:39  4:38 /km
 10   1.0 km  4:36  4:35 /km
 11   1.0 km  4:39  4:38 /km
 12   1.0 km  4:40  4:40 /km
 13   1.0 km  4:36  4:35 /km
 14   1.0 km  4:41  4:41 /km
 15   1.0 km  4:36  4:35 /km
 16   1.0 km  4:27  4:27 /km
 17   1.0 km  4:36  4:35 /km
 18   1.0 km  4:36  4:35 /km
 19   1.0 km  4:31  4:31 /km
 20   1.0 km  4:32  4:32 /km
 21   1.0 km  4:25  4:25 /km
 22   1.0 km  4:29  4:28 /km
 23   1.0 km  4:33  4:33 /km
 24   1.0 km  4:33  4:33 /km
 25   1.0 km  4:30  4:30 /km
 26   1.0 km  4:27  4:27 /km
 27   1.0 km  4:26  4:26 /km
 28   1.0 km  4:29  4:28 /km
 29   1.0 km  4:23  4:22 /km
 30   1.0 km  4:08  4:08 /km

Sabato altri 16km andavano corsi a ritmo gara, non sono riuscito ad andare più lento di 4:30, ma si sa, è un effetto collaterale dei lunghi quello.
Domenica i 145km in bici confermano il mio stato di forma, un uscita tranquilla, ma con momenti intensi.
Potrei tentare il colpaccio domenica a Roma, avrei tutte le carte in regola per farlo, ma...
Voglio recuperare bene, voglio mantenere la forma, non voglio perdere giorni importanti per un personal best che mi gratificherebbe solo per qualche settimana...
Saper aspettare non è facile, qualcuno mi dice che bisogna sfruttare ogni possibilità che si ha, che non bisogna lasciar passare le occasioni, che non si campa 100anni, bla bla bla...

Ma queste sono tutte chiacchiere, se, ma, forse, non so, credo, potrei... 
Come al solito deciderò tutto solo dopo aver fatto il primo passo e premuto lo start al cronometro.
 
Vi consiglio solo una cosa per domenica prossima:


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Bisogna anche sapersi fermare

domenica 9 marzo 2014

14 commenti
Una bella giornata, fredda al punto giusto per fare l'ultimo lungo prima di Roma.
Parto presto per andare alla pista da 1km160m dove solitamente faccio i miei allenamenti, poco prima di arrivare vedi i cartelli (Cross del Tevere), ok, decido per la ciclabile di Saxa Rubra.
Sulla Tiberina un bip troppo lungo mi porta lo sguardo a una spia arancione, cavolo sto in riserva da ieri e sto per rimanere a secco, poco male, ecco un self.
Ma dov'è il portafogli? A casa. Merda.
Torno indietro, si sono fatte quasi le 8.00
Decido di andare a pochi passi da casa, in mezzo al verde, non proprio piatto, ma potrebbe andar bene.
Finalmente comincia l'allenamento, ma qualcosa non va.
Sono nervoso, cerco di calmarmi, ormai è andata così, non ci posso fare niente, mi concentro sulla corsa.
E' una bella giornata, facciamo passare queste 2 ore.
Non riesco a impostare il passo.
Un cane maremmano mi attraversa la strada, mi guarda, ma dallo sguardo capisco che sta solo pensando "E lo chiami correre quello?"
In discesa a 4:30, in salita a 4:50, in pianura non riesco a tenere un ritmo, ancora.
Arrivo alla macchina, mi fermo.
Oggi non ci sono.
Meglio rimandare.
C'è ancora tempo per l'ultimo lungo.
-13
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I Pancake del dispiacere

lunedì 3 marzo 2014

23 commenti
Mentre tutti si stavano preparando per la mezza maratona di Ostia, sabato, visto che pioveva e non ho potuto fare le mie 6 ore di bici, ho affogato il dispiacere nei pancake.
Per fare i pancake non ci vuole poi molto, bastano
2 uova
100gr di farina
200ml di latte
Pane degli angeli (mezza bustina)
1 cucchiaino di zucchero
50gr di burro
1 pizzico di sale

Mescolate la farina setacciata con il Pane degli Angeli.
Dividete i tuorli delle uova dagli albumi, mettete questi ultimi in un contenitore insieme al sale e allo zucchero e montateli a neve.
Nel frattempo strapazzate i rossi, aggiungete il latte e il burro sciolto precedentemente in un pentolino (a fuoco basso me raccomando!)
Aggiungete quest'ultimo intruglio alla farina e mescolate bene senza fare grumi creando un bel papocchio giallo.
Ora unite gli albumi montati a quest'ultimo, con un mestolo ricoprite gli albumi col papocchio molto delicatamente.
Scaldate un pentolino imburrato, fuoco ne basso ne troppo alto, con un mestolo versate il papocchione giallo e fate i vostri pancake.
Miele, Nutella, marmellata, sciroppo d'acero... mettete quello che volete insomma, se vi piace anche due fette di melanzane sott'olio o peperoni grigliati!
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Un combinato che forgia

martedì 25 febbraio 2014

14 commenti
Non scrivo da tanto, e potrei scrivere di tante cose, ma ho voglia di ricordare che le passioni non vanno e vengono come il freddo e il caldo, le passioni vengono dal cuore, e nessuno può fartele "passare" o "aumentare", o ce l'hai o non ce l'hai.
Metto passione nello sport come la metto nel lavoro, quando ridipingo una stanza, quando lavoro al pc, quando corro, quando faccio quello che mi piace fare e anche quando faccio quello che devo fare.
Ma questo è un blog di corsa, e oggi, visto che è iniziata una giornata molto pesante, voglio tornare a parlare della cosa che più mi piace fare, allenarmi.
Domenica per la prima volta dopo parecchio, ho riprovato la sensazione di un combinato. Scendere dalla bici e cominciare a correre ha un qualcosa di piacevole che si trasforma in energia subito dopo i primi passi.
Sceso dalla bici dopo centocinquanta km metto le scarpe la maglia il cappello e parto. Le gambe riconoscono subito il movimento, il ginocchio destro, come sempre, nel combinato parla, in salita si parte e sta cosa non gli piace mai. Poi tutto passa. Devo fare solo venti minuti, ma nella testa penso di doverne fare molti di più, almeno tanti quanti ne occorrano per fare quarantadue chilometri, e la cosa non mi spaventa.
Sono consapevole però che ancora non ho nelle gambe questo sforzo, ma ci arriverò, ancora una volta, dopo tanti sacrifici e gocce di sudore e ritardi e assenze ingiustificate e commenti inopportuni e risate dal pubblico non pagante.
Sono consapevole che finito l'allenamento la mia famiglia è li che mi aspetta, l'unico mio vero obiettivo e questo basta per farmi sembrare queste sei ore troppe e per metterci meno tempo la prossima volta.
La strada è ancora lunga e ancora non so quale via percorrere, non per incertezza, ma perchè le vie che ho di fronte sono diverse e non le conosco.
Seguirò il mio istinto ancora una volta, una nuova via da percorrere, una vita da vivere e un ironman da finire, ma con loro accanto niente mi spaventa.

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Il meglio deve ancora venire

venerdì 7 febbraio 2014

13 commenti
E' inutile, non posso continuare a lasciar andare le cose al caso. Il caso non esiste. Difficilmente racconto i miei attimi di vita non sportiva sul mio blog, e non ne scriverò neanche stavolta.
Posso solo dire che lo sport, soprattutto l'endurance, quello che mi fa correre faticare soffrire e penare per tante ore, da solo, mi insegna a vivere meglio i momenti difficili.
La determinazione quando mi pongo degli obiettivi ha il sopravvento su tutto, inconsciamente i problemi non sono più tali, diventano solo ostacoli da scavalcare o da abbattere, da distruggere, senza dargli la minima possibilità di intralciare la strada tra me e i miei obiettivi.
Se poi gli obiettivi riguardano la mia vita, tutto intorno si oscura, il centro diventa nitido, l'unico punto da raggiungere, a qualsiasi costo.
Lo sport, la maratona, l'ironman mi hanno insegnato a stringere i denti, ad usare la testa quando il corpo sta per cedere, a pensare positivo, creandomi anche false illusioni che in quel preciso momento sono l'unica energia necessaria per raggiungere il traguardo.

Solo dopo averlo superato ci sarà la soddisfazione per tutto quello che ho fatto, ma adesso è il momento di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che questa vita sportiva mi ha dato.
Mi ritengo molto fortunato ad avere la famiglia che ho ed altrettanto fortunato ad essere il maratoneta che sono, quello che provo in quegli ultimi interminabili km nient'altro ancora me l'ha fatto provare.
In questo momento mi trovo alla partenza, manca poco allo start, ma io sono pronto, non ho timore di niente, devo solo fare quello che so fare meglio, correre.
Senza aver fretta però, anche perché il meglio deve ancora venire.



Siate sempre positivi e tutto sarà migliore, o comunque ce lo farete diventare voi...
in un modo o nell'altro.
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