Come in un film in bianco e nero vago per le strade di questa città che ormai dovrei conoscere come le mie tasche, ma dove mi perdo più volte ancora, girando sempre l'angolo sbagliato.
E se è vero che dai propri sbagli si impara (o s'impara, ma ultimamente mi accorgo che tutte quelle regolette che mi hanno imparato insegnato alle elementari non contano più un cazzo, tanto vale scrivere come voglio) io sto perseverando, da molti mesi, forse anni.
Sono freddo dentro, le braccia e le mani congelate, un leggero quasi inesistente malessere alla caviglia destra, prende forma dentro di me l'immagine di uno stronzo che cammina nei tristi viali intorno allo stadio comunale sotto l'acqua e il freddo, le foglie dei platani che nascondono pozze d'acqua completano il disegno.
Il tempo si ferma alle 10:05 subito dopo aver attraversato ponte vecchio, tremante chiedo la strada più breve per tornarmene in camera a persone assenti e dove ha preso il telo termico a uno stronzo che cammina accanto a una giostra spenta:
- L'ho chiesto. Risponde
- Grazie al cazzo. Rispondo
Sono mentalmente instabile, stanco del mio essere io, vorrei cambiare, ma non servirebbe a niente, almeno adesso.
Continuo ad iscrivermi a gare che non riesco a preparare, nonostante il mio sovrappeso è la testa che non vuole saperne, poco prima e per niente durante.
Roma e Venezia diranno chi sono veramente, un bastardo senza cuore o un testardo senza cervello.