Quando l'1% vince

lunedì 16 novembre 2020

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Come non fidarsi delle parole che il tuo amico del cuore ti manda su whatsapp.

Da qualche giorno sono iniziate le mie avventure con Zwift, e avendo il fior fiore della tecnologia del nuovo millennio, ingenuamente pensavo fosse tutto molto facile, attacchi la spina, fai partire l'app, connetti il bluethoot e il gioco è fatto, ...ma quando.

La connessione bluethoot come si sa è farlocca se avviene tra dispositivi di diverse generazioni, perciò può capitare che nel bel mezzo dell'allenamento, mentre stai sudando sulla tua prima salita al 18%, il tuo avatar smetta di pedalare, provi perciò, tra un imprecazione e l'altra, a riconnettere tutto, ovviamente non riuscendoci, il tutto mentre il ventilatore ti congela la pancia facendoti venire il cagotto.
Riesci poi a capire che oltre al bluethoot c'è anche la wifi che è fondamentale, avendo due reti distinte in casa può capitare che il mac in automatico 'swiccia' sull'altra facendo scendere dalla bici il tuo avatar, di nuovo, e li riprendi a tirarle giù da dove avevi lasciato l'ultima volta.
Sistemati questi problemi e testato diverse volte che è tutto a posto decidi allora di iscriverti ad un evento.
Ora, un evento su Zwift è come andare a fare una granfondo, anche se ha come distanza 5km, ti devi preparare per tempo tutto l'occorrente, scarpe calzini completo, come per andare a fare un uscita vera e propria, con la differenza che se si parte alle 18:00:00 tu ovviamente devi essere pronto almeno alle 19:45:00 ma non prima delle 19:30:00, perchè se hai il televisore impostato col risparmio energetico che dopo un'ora di inattività si spegne può capitare che nel bel mezzo della gara la TV va in poweroff e ti ritrovi a pedalare gli ultimi km al buio, non ti rimane allora che farti mentalmente i conti di "quando" potrebbe essere finita la gara, ma puntualmente, come insegna Murphy, scendi dai pedali, riaccendi la tv e ti ritrovi che sei a 400m dall'arrivo, dunque dopo aver continuato a tirarle giu (parte tre) risali in sella nel momento in cui vedi sorpassarti da tutti quelli che poco prima con la bava alla bocca avevi faticosamente superato.
Poi ci sono gli eventi organizzati dai tuoi amici a cui non vuoi mancare, uno lo salti per buone ragioni, l'altro lo fai appena rientrato da una corsetta con le gambe belle imballate (in fondo sei hai fatto l'ironman (5anni fa) che cazzo ce vole), sono pochi km fatti a tutta. ...arrivi penultimo, hai almeno salvato la faccia. ...a no, l'ultima era una donna che fa classifica a parte.
A me sto Zwift me sta già sulle palle...
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Borgo Egnazia Triahlon 2020 col botto

giovedì 1 ottobre 2020

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Finalmente la giusta presenza per una gara che a mio parere merita moltissimo in termini di organizzazione e location, lo scorso anno eravamo appena 140 partecipanti, quest'anno sono quasi 700, è vero che, con tutta questa gente, accompagnatori esclusi, ci sarà da vedere come si faranno a rispettare le distanze di sicurezza, per me una cosa quasi impossibile, almeno nella corsa, un circuito di 7km con 700 persone che corrono, il dubbio ce l'ho. 

Dico questo perchè ultimamente vado spesso in Puglia per lavoro e noto purtroppo una certa leggerezza nei confronti del virus, da parte di tutto il sistema, alberghi che non controllano la temperatura, ristoranti non ne parliamo, mascherine raramente anche nelle piazze affollate, nei taxi ne mascherina ne plexiglass che separa autista dai clienti, anzi, si sale anche davanti, non a caso in questi ultimi giorni il virus qui sta dilagando a macchia di pecora (cit.). Sicuramente non è così da tutte le parti, non me ne vogliano, ma la differenza rispetto dove vivo è netta.

Io spero molto che la manifestazione vada liscia come l'olio e senza nessun intoppo, perchè il posto è uno dei più belli che abbiamo nel nostro paese, Borgo Egnazia poi è stupenda, senza contare che è stata la mia prima gara dopo anni di assenza e con un body molto speciale per me. Insomma sinceramente ci tengo molto, come è stato anche per il Varano Lake Tri, sono gare che ti catturano, ti fanno innamorare dei posti e delle persone che la organizzano, perciò vedete di fare i bravi e non fare troppo assembramento in gara che il prossimo anno voglio tornarci.



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La discesa più bella

lunedì 21 settembre 2020

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Scalare il Terminillo in bicicletta e fare 2600m di dislivello positivo? 
Impossibile, a meno che non parti da lontano per arrivarci.
Le previsioni dicono che sta per tornare in anticipo l'autunno, da domenica sera si prevedono forti temporali con relativo abbassamento della temperatura, finalmente. La sveglia alle 5:00, alle 5:30 sono già pronto ma fuori è buio pesto, lo immaginavo, ma speravo nel chiarore dell'alba, non ho voglia di percorrere i primi 10km stretti della salaria col buio, così carico tutto in macchina e vado a Passo Corese, ora che arrivo arriverà anche l'alba, penso, ma penso male ancora una volta.
Ormai però ci sono, la strada da quel punto ha una larga corsia di emergenza, accendo la luce posteriore e parto.
Buio pesto, la riga bianca però la vedo, basta non oltrepassarla e il gioco è fatto.

 
Per fare la foto della riga bianca cade la patente dalla tasca, cominciamo bene.
Da quando sono partito è solo salita, qualche breve discesa e poi si risale ancora e ancora, arrivato al bivio di Poggio San Lorenzo finalmente esce anche il sole.
Continuo a pedalare fino a Rieti, mi fermo alla fontana per riempire la borraccia e mi raccomando alla Madonna
Arrivo dunque a Lisciano, è lì che inizia subito la salita, con brevi pendenze anche al 18%, strava segna anche 20% ma non penso sia reale. Sono 19km di pura salita fino alla vetta est, ma i quasi 1000m d+ già fatti si fanno sentire, andrò tranquillo perché di strada da fare per tornare ne ho ancora abbastanza.
Mi passano, a distanza tra loro, 6 ciclisti, mi raggiunge un settimo alla fontanella di Piazza Pian de Valli, sono tutti di Prima Porta, loro sono arrivati in macchina fino a Lisciano. Proseguo con questo ciclista fino alla vetta est, lui non conosce il percorso, ha portato il figlio a 'scalare' con la sua squadra ma mai aveva fatto il Terminillo.
Arrivo in cima e come al solito faccio la foto sotto al cartello di Leonessa.

Sono diverse volte che vengo qui, e devo ammettere che questa salita mi piace molto, continua e senza sosta per quasi 20km, bella. E' ora di scendere però che sono arrivati dei grandi e bei nuvoloni, non vorrei che... Piove, presa tutta, fino a Lisciano. E' proprio in questo momento che ho apprezzato la mia bella Nat. Ci sto comodissimo, finalmente la sella non mi da più fastidio, anzi, tra qualche tempo toglierò uno spacer, ma i freni, che freni, con tutta l'acqua che scendeva non ha fatto mezza piega, impressionanti. Quando si sta sotto la pioggia mentre si fa sport percepisci dentro di te che stai facendo qualcosa di speciale, piccolo banale ma speciale, mentre scendevo mi sono sentito un bambino, un bambino felice.
Sceso a valle mi fermo a mangiare un tramezzino e una coca e riparto per tornare alla macchina.

Agli occhi di molti può sembrare una classica uscita in bici, alla fine sono usciti neanche 140km, ma l'esser partito da solo, col buio, aver visto sorgere il sole, la strada deserta, la nebbia incontrata a Rieti, il freddo in cima, la pioggia, il caldo del rientro e il vento contro negli ultimi 40km, era da tanto che non stavo così bene.
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Acqua non potabile e un vizio consolidato

martedì 15 settembre 2020

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Domenica esco a fare un giro in bici, parto presto perchè voglio allungare un po il mio solito percorso. 
Le ultime uscite al caldo mi fanno pensare che devo assolutamente cambiare la borraccia porta attrezzi con una borraccia d'acqua, fa ancora molto caldo al rientro e non posso rischiare di stare senza acqua. A malincuore dunque riprendo il sacchetto sottosella per mettere una camera d'aria, una bomboletta e attrezzi vari e ripongo la borraccia, dove ho invece due di tutto.
Da quando ho Nat finalmente le salite me le godo, il 50/34 con l'11/30 mi permettono di salvare la gamba anche nei tratti impegnativi, la mia amata e odiata Eva invece ha un bel 53/39 11/25, roba da professionisti e con lei ogni salita era un calvario, e pensare che ci ho fatto due 9colli.
Parto per il giro alle 7 circa, forse un pelo tardi, ma l'aria è ancora frizzantina e si sta una favola.
Sono solo, come al solito, mi piace troppo però gestire ritmi, fare soste inaspettate o fare foto a tafani che vogliono pungere le mie ruote
Non supero le tre cifre da un po di tempo e visto che oggi ho voglia di metterci dentro anche qualche bella salitella sono un po preoccupato per il rientro, se mi attardo troppo col caldo che fa rischio di arrivare cotto, in tutti i sensi.
Stranamente non accenno a stanchezza o a gambe indolenzite, le prime salite vengono bene, lunghe e inesorabili senza troppa pendenza. Arrivo al Turano e mi fermo a mangiare una crostatina accompagnata da una fresca coca
Scambio due parole con un gruppo di ciclisti incrociati al chiosco e riprendo la mia strada. Il manubrio piatto di Nat finalmente mi permette di stare in posizione crono nei tratti pianeggianti anche senza appendici, ci riuscivo anche con quello classico di Eva ma la strada doveva essere impeccabile. Arrivo dunque alla salita che mi riporterà sulla licinese, la srada che va a Orvinio, 5km di salita media al 7%, sono quasi le 11 e il sole si fa sentire.
Arrivo in cima senza troppi patemi, ma arrivato alla fontana dove solitamente facevo rifornimento trovo un bel cartello "Acqua non potabile" e la fontana chiusa,
 poco male, tra qualche km arrivo a Pozzaglia e li c'è una che sgorga acqua fresca h24, ma arrivo lì e...
 Non è possibile, questo è un complotto. Due signore sulla panchina mi dicono che hanno messo i cartelli perchè l'acqua di montagna non è controllata e dunque i comuni non si prendono la responsabilità di dichiararla potabile "...ma io st'acqua la bevo da quanno ero ragazzina, perciò faccia lei." Inutile dire che per poco non mi facevo la doccia, fresca e limpida, buona.
Durante il viaggio di ritorno vedo altre tre fontane chiuse e non con tanto di cartello
Stanno scomparendo, a quanto sembra, una delle belle cose che il nostro paese ha sempre vantato di avere, che abbiamo anche in quei posti dove i commercianti farebbero carte false per farle chiudere e vendere le loro bottigliette di plastica di acqua minerale, in montagna poi, dove ci può essere sì inquinamento, ma se così fosse allora io e tanta altra gente dovremmo essere morti da un pezzo.
Finisco il mio giro tardi, al caldo, sofferente e accaldato come non mai, ma soddisfatto, quasi 200km con oltre 2000m d+ a oltre 30km/h di media
...ormai sto vizio non credo di perderlo più, anzi.

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L’arte di saper ascoltare

giovedì 10 settembre 2020

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Sono sempre stato un tipo molto riservato, non parlo della mia vita privata con i colleghi di lavoro se non quando mi si domanda direttamente qualcosa, non perché siano antipatici ma non ho una confidenza tale per poter condividere con loro i momenti della mia vita privata.
Negli ultimi tempi vado spesso in trasferta e ho conosciuto diverse nuove persone di altre aziende con le quali ovviamente trascorro momenti lavorativi, ma anche pranzi e cene varie. Durante questi viaggi porto sempre con me le scarpe per andare a correre al mattino presto e la scorsa mattina al mio rientro dalla corsetta ho incrociato nella hall una di queste persone che alloggiava nel mio stesso albergo. Inevitabilmente a pranzo è uscito il discorso del running. Premesso che porto sempre il massimo rispetto verso gli altri, soprattutto verso chi non conosco, il collega in questione prende il discorso dell’attività fisica e prima di arrivare al punto parla e straparla dei suoi workout, step, allenamenti alla sbarra, prepugilistica... fino ad arrivare a descrivere le sue corse settimanali che lo aiutano a scaricare la tensione e a rilassarsi prima dei suoi allenamenti. Fin qui non ci sarebbe niente di anormale, anzi, io stimo sempre le persone che fanno attività fisica, senza mai sminuire nessuno e senza mai vantarmi dei miei personali obiettivi raggiunti nel corso della mia vita sportiva, ma nel parlare noto un bel tono di saccenza, tanto che giunge all’apoteosi nel momento in cui mi dice “...però scusami, ma ho visto le tue scarpe stamattina e non sono proprio il massimo per correre.”
E io “Dici? Io mi ci trovo bene.”
E lui “Sicuramente, ma se vuoi un consiglio le Brooks sono le migliori”
Ora, io credo che nella vita in generale prima di parlare e dare consigli bisogna anche saper ascoltare, purtroppo negli ultimi tempi noto un certo sbilanciamento tra queste due cose, o meglio un inversione di precedenza e nel peggiore dei casi (vedi sopra) un senso unico con divieto di sosta h24.
Non che io sia perfetto, ma in vecchiaia a certe cose sto più attento, mi pace ascoltare la gente, non mi piace quando questa gente però si mette al centro dell’universo ignorando il suo interlocutore, in questo caso il suo ascoltatore.
Il giorno dopo, autonomamente, questo collega ritorna sull’argomento elencandomi le sue varie distanze percorse, la più lunga di 17km, poi però smise perché stava dimagrendo troppo e per la prepugilistica non andava bene “...e tu che distanza massima hai raggiunto nella corsa?”
Solo dopo qualche secondo ho realizzato che alla fine della frase aveva messo il punto di domanda, spiazzato dalla cosa “...chi io? Ho corso la maratona qualche volta”
“Ma dai! Allora sei un professionista! E in quanto l’hai chiusa?”
:)

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Un nuovo ciclista

mercoledì 9 settembre 2020

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Nove Settembre 2o2o, facciamo un veloce recap.

Finito il lockdown ci sono timidi tentativi di ritornare ad una vita quasi normale, anche se non terneremo mai più alla vita di prima, troppi fattori hanno inciso la nostra testa per sempre.

Ma le gare ancora non si fanno, qualche granfondo si, di corsa neanche a parlarne, ad oggi ancora danno per certa Venezia, ma ho come l’impressione che farà la fine di Cervia, aspetteranno gli ultimi giorni per posticipare tutto al prossimo anno.

Purtroppo il virus, malgrado i negazionisti, ancora c’è, e assumersi la responsabilità di creare dei nuovi focolai è un rischio che nessuno vuole assumersi, ma quei pochi che lo fanno, a mio parere, fanno bene, l’importante è farlo con le dovute precauzioni che ormai sappiamo applicare tutti a memoria, anche se non ci chiedono di farlo.

Cosa ho fatto io nel frattempo? ...niente.

Qualche corsa fino a giugno, poi solo bici, senza grandi pretese, lo spostamento delle gare programmate per questo 2o2o mi hanno tolto definitivamente lo stimolo di allenarmi.

Ma sto bene, senza grandi preoccupazioni sulle varie prestazioni (non che ne avessi mai avute negli ultimi 5 anni) con un solo pensiero in testa, quello di poter arrivare in discreta forma per maggio del prossimo anno.

A proposito, lei è Nat


Eva, la Caad è passata nelle mani del militare di casa, e finalmente posso godermi anch’io le salite, addio al 39-25, con Nat non ci sono pendenze che possano intimorirmi.

Posso dire, dopo 12 anni, di essere un ciclista.


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Cosa significa per me allenarsi

sabato 2 maggio 2020

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Mi trovo spesso in bilico tra l'essere un ipocrita e un ciarlatano, dico scrivo e racconto cose che poi nella vita reale non faccio, questo agli occhi di molti, ma non ai miei.
- Dai ti ho visto su Strava, ti stai allenando alla grande
- Ma se esci in bici tutte le domeniche!
- Ti alleni 5 volte a settimana, a chi la racconti
Ho passato gli ultimi anni a cazzeggiare correndo, a girovagare sulla bici e più raramente a fare il bagno in piscina, questo per tanti cattivi motivi ormai passati, ma certe cose sono difficili da risistemare e quando ci riesci ti accorgi che comunque non le stai facendo più come le facevi una volta, perché i punti di vista ormai sono completamente diversi.
Nonostante questo negli ultimi tempi queste 'uscite' mi hanno permesso di poter tornare 8 mesi fa ad andare laddove mi piace più stare, a piedi scalzi sulla sabbia fresca di primo mattino con indosso una muta la cuffia e gli occhialetti.
Ma per fare questo non mi sono allenato, mi sono soltanto preparato per poter gareggiare.
Cosa significa allora per me allenarsi?
Allenarsi vuol dire...
Avere le sacche sempre pronte in macchina con almeno due cambi per correre per pedalare e per nuotare.
Avere una tabella di allenamento da rispettare più dei DPCM
Avere le testa concentrata almeno 12 ore al giorno sull'obiettivo da raggiungere.
Essere incazzati quando si deve saltare un allenamento.
Essere sfiniti il giorno dopo perché oltre a quello che avevi in tabella hai recuperato l'allenamento perso del giorno prima.
Andare a nuotare in boxer perché hai dimenticato il costume sullo stendino.
Uscire in bici per 100km e non fermarti a perdere tempo per un caffè.
Avere le gambe e le spalle indolenzite al punto giusto da renderti felice e soddisfatto.
Mettere ad asciugare sul cruscotto il completino tirato fuori dalla lavatrice al mattino che ti servirà per il pomeriggio.
Finire un allenamento e pensare che avrei potuto fare di più.
Andare a letto e prima di addormentarsi pensare a quello che hai fatto e a quello che dovrai fare domani.
Avere quel senso di appagamento a fine giornata che niente altro può darti se non un buon allenamento.
Quando nella mia mente scatta l'interruttore che accende la luce nella stanza della consapevole e ricercata sofferenza.
Ecco, questo per me significa allenarsi.
Perciò quando dico che non mi sto allenando intendo che non sto facendo e provando tutto questo, anche se corro nuoto e pedalo per 7 giorni alla settimana.
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Dissonanze inevitabili

giovedì 23 aprile 2020

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Nelle mie infinite preparazioni per le gare di lunga distanza, parliamo ovviamente di triathlon, c'è un attrezzo fondamentale, se non addirittura indispensabile, i rulli.
Molta gente comune in questo periodo ne ha sentito parlare a sproposito senza capirne inizialmente lo scopo per poi lentamente conoscerne meglio il loro utilizzo, un pò come quelli che si sono accorti nell'ultimo mese che il running è uno sport praticato da moltissima gente.
Da qualche mese però sono impossibili da ordinare online, visto che siamo tutti reclusi in casa molti hanno pensato di acquistare le ultime rimanenze, che rispetto al prezzo di listino, già a febbraio, avevano raggiunto il limite della speculazione. Qualche sito inserisce anche la data di riassortimento per poterli preordinare, peccato che il rincaro arriva anche a +200 euro sempre rispetto al normale prezzo di listino.
A Settembre scorso, un eternità fa, quando ho cominciato a frequentare il centro sportivo, ho iniziato a seguire qualche lezione di spinning con spinbike molto all'avanguardia, da li avevo quasi partorito l'idea di ricomprare i rulli, se non fosse che ogni tanto, spesso, devo comprare un copertone da consumare sul cilindretto e perché difficilmente metto Aran sui rulli per tanti buoni motivi.
I rulli con trazione diretta invece, non avendo bisogno della ruota permettono di agganciare la bici direttamente sul pacco pignoni, questo fa si che gli allenamenti siano più specifici e tecnici, permettendo di concentrarsi esclusivamente sulla pedalata e alla relativa tecnica, se a questo si abbina poi un software training che regola in automatico la resistenza in base al percorso scelto, siamo al top dell'allenamento indoor.
Tutte cazzate.
Funzionano diversamente, ma alla fine i rulli sono come le biciclette, ti prendi il modello nuovo perché ti piace e fa figo, hanno tutte due pedali due ruote e un manubrio e anche i rulli hanno un rullo e una frizione, quelli a trazione diretta non consumeranno i copertoni ma consumano corrente. Sinceramente non capisco tutto questo accanimento, io continuerò imperterrito ad allenarmi sui miei fidati rulli meccanici e con orgoglio comprerò un nuovo copertone ogni volta che ce ne sarà bisogno, non scenderò mai a compromessi, sono e rimarrò un ciclista della vecchia guardia.
Per avere un idea di come sono fatto, quando alle elementari la maestra raccontò la storia di Esopo sulla volpe e l'uva ci chiese cosa avevamo imparato da quella storia, io risposi che le volpi non mangiano le verdure e che aveva fatto bene ad andarsi a cercare qualcos'altro da mangiare.
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Scelte difficili

lunedì 20 aprile 2020

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Come già detto, il 2020 era l'anno del ritorno alle competizioni, con i miei soliti mediocri risultati, ma sarebbe stato comunque un grande ritorno.
Una di queste sappiamo già che sarebbe stata la granfondo Novecolli e l'avrei affrontata per l'ennesima volta con Eva, la mia CAAD 5, con lei ormai c'è un consolidato e duraturo rapporto odio/amore, se non fosse per il suo 53/39:11/25 9V sarebbe stato sicuramente solo amore.
In previsione dunque della Novecolli e in concomitanza con la mia pessima forma degli ultimi dieci anni, decido di provare a mettere un rapporto più agile per agevolarmi, appunto, la pedalata in salita, l'unica cosa però che posso fare è arrivare ad aggiungere un 28 al pacco pignoni sacrificando il 13 (molto volentieri), i 9 rapporti e la catena non mi permettono molte alternative.
Ordino il 28 denti e una volta arrivato lo inserisco nel gruppo, con molta sorpresa il lavoro viene bene e senza intoppi.
Il giorno dopo vado a fare un giretto sulle colline sabine per vedere l'effetto che fa. Mi accorgo che la pedalata è molto più fluida, la differenza si sente, ma sulle salite oltre il 10% questa differenza non si sente più, anzi, il 39/28 sono convinto che alla Novecolli quest'anno mi farà inchiodare le gambe.
Era il 25 febbraio, una delle mie ultime uscite in bici, il resto della storia sappiamo tutti com'è andata a finire, almeno per quest'anno, tutti a casa, competizioni rinviate e allenamenti andati.
L'unico lato positivo di tutto ciò è che ho tutto il tempo necessario per poter risolvere questo problema e lo posso risolvere in 3 modi:
- cambiare guarnitura
- allenare la gamba
- cambiare la bici
Ora non devo far altro che pensarci su e decidere.
Fatto.
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Tutto da rifare

venerdì 17 aprile 2020

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Tutto rimandato, dalle granfondo alle garette di paese, dagli ironman alle olimpiadi, l'unica cosa che sembra non fermarsi è la voglia di continuare ad allenarsi, ma sta cedendo anche quella.
Avevo iniziato molto bene questo 2020, nutrizionista, iscrizione al centro sportivo e ben 3 gare schedulate, ma poi è arrivato il virus e si è fermato letteralmente tutto.
Il Challenge Riccione previsto per il prossimo 5 Maggio, rimandato al 2021, la granfondo Novecolli prevista per il 24 Maggio rimandata al 23 Maggio 2021.
Solo l'Ironman Austria sembra voglia farsi attendere, anche se hanno già annullato tutte le competizioni europee fino a Giugno, sarà solo questione di giorni, intanto l'albergo l'ho già disdetto, se anche fosse che (molto improbabilmente) decidano di svolgerla sarà praticamente impossibile per me affrontarla, senza lunghi e senza allenamenti specifici.
Ho fatto molta fatica a riprendere ritmi decenti, lo scorso anno ho ripreso a fare qualcosa molto gradatamente, ho allungato la bici in estate e a settembre ho ripreso a nuotare, poi a Ottobre ho sfidato me stesso in un 70.3 in Puglia con buoni risultati, vista la forma anche ottimi, la mia prima mezza maratona in due ore, ma la soddisfazione di improvvisarlo ha vinto su tutto.
Non resta allora che aspettare e vedere come proseguirà la vita nei prossimi mesi, anche se sono convinto che per quest'anno è tutto rimandato fino a che non si trovi la cura o il vaccino, fino ad allora siamo e saremo tutti soggetti al CoViD-19.
Nel frattempo in molti si sono inventati sfide assurde e gare virtuali, da VR3 di Ironman alle sfide giornaliere su Zwift, qualcuno che corre maratone intorno al tavolo o sul balcone di casa e chi nel cortile o chi sul terrazzo di casa.
Chi può osare di più invece si chiama Frodeno, Jan Frodeno, lui invece si fa un Ironman completo a casa, 3.8km di nuoto nella sua piscina "motorizzata", 180km sui rulli in bicicletta e 42km sul bel tappeto magico, in appena 8 ore e 30 circa, minuto più minuto meno, il tutto anche per raccogliere fondi (200k euro) per un'associazione della sua città.
Io invece me ne rimango tranquillamente in attesa sul divano che tutto ciò finisca, speriamo il più presto possibile, non mi chiedete di sfide virtuali, corse sul terrazzo... come spesso dico, gli occhi della tigre se sò spenti, quando sarà, se sarà, ricomincerò, ma non è questo il momento.
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Borgo Egnazia Triathlon, ulivi, mare e trulli

martedì 11 febbraio 2020

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19 Ottobre 2019
Quasi 4 mesi fa erano passati 4 anni e 4 mesi dall'ultima volta che avevo indossato un body e una muta, tanti, forse troppi.
Ho deciso di prendere parte a questa gara lontana di posto e di data per vivermela in solitaria, lontano da tutto e da tutti per provare a concentrarmi su me stesso e vedere se ancora mi piace quello che una volta amavo fare, per vedere se effettivamente voglio ancora fare questo sport, per ritrovarmi, per rimettermi in gioco, per ricominciare, per finire.
Gli allenamenti fatti mi hanno dato la certezza di poter completare la distanza del mezzo, la nuotata in vasca da 50m all'aperto sui 2000m senza aiuti alcuni l'ho fatta e senza l'ombra di crampi (quello che mi preoccupava di più), in bici non ho avuto problemi, superati i cento diverse volte senza particolari affanni, la corsa... il lungo più lungo è stato di 17km, ma poco importa, la voglia di riprovare la sensazione di stare in mezzo alla calca in mare è tanta e se in corsa accuserò il colpo vorrà dire che me lo merito, pazienza.
Come immaginavo, lo stare in fila aspettando il mio turno per entrare in acqua non mi emoziona molto, giusto quel poco come premio per gli sforzi enormi fatti negli ultimi mesi, perchè ripartire da zero dopo quattro anni e fare una gara su queste distanze mi ha richiesto uno sforzo non indifferente, fisico ma sopratutto mentale e reindirizzare la testa su certi ritmi rimane, ancora oggi, la cosa più complicata e svogliata che ho.
Si sta in acqua tutti insieme, da quando hanno messo il rolling start o come lo chiamano non ho piu gareggiato e la cosa non mi dispiace.
Il giudice e lo speaker stanno traccheggiando con la tromba dello start e mentre uno dice di fare una prova l'altro schiaccia il pulsante e la tromba suona e i primi partono e lo speaker dice di fermarsi e il giudice conferma lo start ...cominciamo bene.
Nuoto rilassato con la muta che mi ha prestato il mio amico Strong, che mi ha prestato anche il body, che mi calza a pennello,  che di amici così se ne trovano pochi (non per la muta), malgrado i chili in eccesso.
Rispetto al mio ultimo mezzo ho abbondantemente ottomila grammi di zavorra da portarmi dietro, in bici e nella corsa, ma che in acqua mi aiutano a galleggiare ulteriormente facendo un ottimo 35:33 su 1921m in acque libere, l'ottimo ovviamente riguarda i miei standard.
Esco dal mare contento, divertito, abbastanza riposato, tranquillo al punto che presa la sacca del primo cambio mi metto seduto, sfilo la muta e con tutta calma infilo i calzini le scarpe e i guanti.

Il pettorale è attaccato con spille da balia e nastro isolante a un elastico di un impermeabile rimediato in auto, ho dimenticato di portare l'elastico e altre cose, ma non sto qui ad elencarle tutte, mi ci vorrebbe mezza giornata.
Vado a prendere Aran, il pomeriggio prima ho tolto la lenticolare per il troppo vento, già ho da faticare di mio ci manca solo lo sbandamento laterale. Il percorso prevede una salita non troppo impegnativa ma con tratti importanti, brevi ma intensi e per come sto messo segneranno le mie gambe per il resto della giornata.


Prima metà gara in pianura, ovviamente a 37km/h di media (ndr 34) poi all'inizio della salita mi pianto come una fava e comincio a imprecare istericamente e a maledirmi per ogni metro di dislivello fatto, per questa scelta del cazzo fatta in preda a una voglia ostentata e ingiustificata di gareggiare ancora una volta, dopo tanto, dopo troppo. Al giro di boa, ripercorso un tratto ondulato inizia la discesa e finita questa ci sono quasi 10km in pianura con un controvento di Maria, massacro.
Scendo dalla bici finito, ma nonostante tutto inizio a correre, i primi 7 km vanno malissimo, non ho mangiato abbastanza in bici e sto in riserva e so benissimo che se mi sono accorto di stare in riserva ho già perso. Alla fine del primo giro di 7 km accenno al ritiro, ma mi trascino ancora per qualche metro, al passaggio in Borgo Egnazia mal che vada me ne vado direttamente in camera. Tiro lungo ancora, trascinandomi tra gli ulivi secolari arrivo alla fine del secondo giro e a questo punto decido di trascinarmi fino al traguardo.
La mia prima mezza corsa in due ore e zero quattro, anche se ho rasentato il passo svelto non mi sono mai fermato e taglio il traguardo ...felice? No, non mi sono divertito, ma sono soddisfatto, di avercela fatta ancora una volta, belli gli ulivi, bello il mare, belli i trulli, bello bello tutto...


Posso dunque ammettere di aver perso questa sfida, certe emozioni passano e più passa il tempo e più difficile è ritrovarle, e riprovarle. Non sono stato e sarò mai un grande campione per provare l'emozione di una grande vittoria, posso però immaginarlo, perché una mia piccola vittoria personale negli anni passati l'ho avuta, ma non è stata così piacevole quant'è dolorosa una sconfitta, questa sconfitta e quello che ho provato dopo averla vissuta purtroppo non dura altrettanto a lungo.
Di una cosa però vado fiero, ogni giorno che passa, ogni allenamento che faccio, ogni cosa che vedo, ogni momento che vivo scopro di nuovo chi sono veramente e quando ripenso che a inizio maggio farò il Challenge a Riccione, a fine Maggio la Nove Colli e a Luglio l'Ironman in Austria, mi odio, mi detesto e mi ripudio, ma prima o poi questa ostinata voglia di continuare a fare sport finirà.
Sono anni che me lo ripeto e sono anni che continuo a fare sempre gli stessi errori, iscrizione dopo iscrizione, vengo sempre sopraffatto da questa inerzia iniziata anni fa che non accenna a fermarsi e quando provo a farlo eccola che torna alla carica a ricordarmi che a comandare è sempre lei, facendomi sbagliare, costantemente, nel tempo.
L'unico modo allora di combatterla è affrontarla in ogni gara, riflettendo su essa, pensando a me stesso, alla strada percorsa, al traguardo da raggiungere, per giungere poi sempre alla stessa conclusione, allo stesso pensiero, alla prossima gara da fare.
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